domenica 18 novembre 2012

La ballerina russa

In questo post offro "ospitalità" ad un amico italiano di Praga che si diletta a scrivere qualche racconto ma non ha il tempo per seguire un blog tutto suo. 
Il racconto che leggerete di seguito non l'ho scritto io, ma lui.  
Io mi sono solo limitata a scegliere qualche immagine e la musica. 
Il mio amico si chiama Alex Sandro



Quando la mattina scendevo in sala Colazioni ero sempre un po' sbattuto, assonnato...a volte anche in abbigliamento comodo, giusto una lavata di faccia. Ché la mattina ho molta fame e devo fare prima la colazione...per poi tornare nell'appartamento, capire dove va il mondo, guardarmi allo specchio, e quindi lavarmi, vestirmi e fare tutto per poi cominciare a vedere...come finirà la giornata.
E quindi stavo col cappuccino, brioche, succo d'arancia e il toast prosciutto e formaggio nel tostapane quando la vidi.
E poggiai immediatamente la tazza del cappuccino sul tavolo. Che finì logicamente sui fogli sparsi che avevo davanti, degli ordini del dining settimanale.
Niente. E si rifaranno di nuovo 5 copie per i fornitori, e mi prenderò qualche parolaccia dell'impiegata slovacca dell'Ufficio centrale del F&B della Società. Sticazzi.
La vicinanza col Teatro Nazionale, e la nostra buona reputazione, ci aveva permesso negli anni di avere come clientela molti artisti e Compagnie Liriche, Classiche e di Balletto in tournèe a Praga.
E lei, con altri tre compagni, di cui una coppia e un'amica...era in una di queste Compagnie. Russa. Di Balletto.
Una ballerina Russa.

Bella...bionda capelli corti alle spalle e occhi azzurro cielo. Un viso tondeggiante con il disegno classico degli occhi della regione Caucasico Siberiana...cioè tendente all'Asiatico. Una gatta.
Una gatta Russa con gli occhi dell'acqua marina.
Mi sorprese la statura...ed il fisico. Ma dopo aver saputo la professione, non più di tanto. Alta un metro e sessantacinque, circa. Sara' pesata, non so', quarantacinque chili. Praticamente come le ballerine sui carillon...un fascetto di nervi e muscoli senza un grammo di grasso. Su quel corpo perfetto, da sedicenne.


Lei aveva due figli e ventotto anni.
Tutto questo lo seppi un po' dalla Reception...un po' da lei.
Alla sua entrata in sala si guardò intorno per cercare il tavolo dove sedersi. E mi guardò: e ai miei smadonnamenti per l'insozzatura dei fogli di lavoro...rise.
E si coprì la bocca con la mano; quella mano bianca, nervosa e delicata insieme. Che come alzò nell'aria della sala, sembro' come il mago prima della recita della formula segreta: tutto si fermo'.
Io la guardai e, indicandomi la testa con il dito come a dire che ero scemo, e indicando i miei occhi che guardavano il suo fisico, stretto in pantacollant neri e camiciotto bianco attillato che segnava i suoi capezzoli di un seno di una seconda scarsa ma dritto e fermo...risi insieme a lei!
E mi disse, in Italiano stentato: -"sempre alegri Duon Giovàni voi Italiani..."-
Le risposte ed il colloquio fu' rapido e sincero, aperto. Ed in Inglese. Che' lei conosceva poche frasi in italiano; ma interi brani di Opere Liriche, quindi non proprio il cavallo mio di battaglia in conversazioni ed approcci con l'altro sesso. Mi piace certo, alcuni brani senz'altro...ma intere frasi da libretto dOpera no. Ho i miei limiti. E non potevo certo competere con lei.
L'inglese andava benissimo.
Era di Omsk, prima della Siberia. E le piaceva il sole. Ed il mare. E aveva studiato tanto e viaggiava sempre tra Russia ed Europa, anche tournee in Oriente.
Ed era, ovviamente innamorata dell'Italia. E le piaceva, non conoscendolo a fondo io pensavo, il carattere e l'uomo Italiano.
Ma tant'è...sempre a volte bistrattati all'estero per come si comporta l'Italia nelle sue beghe e carenze politiche, sociali e di relazioni estere...che insomma avrei potuto sfruttare questo suo piacere nei confronti dell'italia a mio favore.
E quindi ci demmo appuntamento per la sera. Per andare a mangiare la pasta Italiana, diceva lei. Certo, nel mio mare nuoto tranquillo.
E un paio di drink in un club vicino al teatro che' Svetlana, questo e' il suo nome, doveva sentire, fiutare l'aria che si respirava nelle vicinanze del teatro; prima dell'esibizione.
Chiaramente dissi si, anche se io mi ricordavo solo odore di smog, anche se minimo...e a volte d'acqua putrida se la Moldava d'inverno andava in piena.
E quindi aspettandola nell'ufficio di reception, all'improvviso e in anticipo rispetto l'orario...si apri la porta e mi battè forte il cuore. Davvero. Lei arrivò, scendendo dalle scale principali con una grazia che pareva scivolasse.
La mia mente si mise subito a caccia della possibilità di dove poter trovare un mantello da Principe Azzurro.
Perché avevo davanti una Principessa.
Un vestito giallo limone chiaro, quasi anni 60, mi ricordava certe foto di mia madre, di quell'epoca.
Semplice, a sbalzi sulla gonna a due o tre strati. Stretto in vita da una cinta a stringa nera lucida. Pochette nera lucida da sera e scarpa decollete' Chanel tacco medio color panna .
Uno splendore. Una graziosissima piccola ballerina Russa di carillon.
Il trucco inesistente. Non le serviva. Appena dell'ombretto per risaltare quegl'occhi di ghiaccio da gatto Siberiano, ce ne fosse stato bisogno; ed uno chignon con dei laccetti a chiuderlo sempre color panna chiaro. Due bottoncini di perle alle orecchie ed un filo al collo...piccole.
Che le incorniciavano un collo da cigno splendido, con il contorno delle bretelle del corpetto del vestito che incorniciavano il viso e le spalle nude e nervose in modo sublime, perfetto, quasi geometrico.
Io deglutii piu' volte e non trovai parole. Mi voltai verso il mio amico, il proprietario della struttura e fratello di scorribande notturne nei postriboli di Praga e dintorni... e non parlai. Lui nemmeno ; sgranammo solo gli occhi in atto di stupore e assenso.
Allora, ripresi coscienza e porgendole la mano la feci entrare in ufficio e la presentai. Lei intimidita e sorpresa della confidenza solita che gli Italiani hanno tra loro e con gli estranei, salutò e mi guardo' subito. Voleva stare con me.
Ed io con lei.
Salutai con strizzatina d'occhio complice il mio amico e lei sottolineò il saluto con sorriso ed un piccolo, splendido impercettibile cenno della testa.
E prendendo sotto braccio questa splendida creatura, apri il portone. E, quasi impacciato ed intimorito di poterla rompere, farle male, ci avventurammo nella soffice e morbida sera Praghese.
Come un Cavaliere con la sua Principessa.
Io e la mia splendida e minuta Ballerina Russa di Porcellana.
Io, che tutt'al più posso essere un becero Pirata.
E comunque, tutto filò liscio. La cena in un locale di un amico, dove ci andavano molte star Americane di passaggio per produzioni cinematografiche a Praga, politici locali, e sportivi e starlette varie nazionali.
Classica Carbonara, Pappardelle al cinghiale, precedute da tagliere con formaggi e salumi vari. Io basta. Lei prese il carpaccio con grana e tiramisu'.
Complice anche un buon rosso di Montalcino la serata scorse tranquilla e mi chiedevo come potesse mangiare cosi di gusto e avere quel fisico.
Ma, logicamente, il suo lavoro e sicuramente il suo metabolismo mi diedero la risposta.
Passeggiando amabilmente nella tarda sera mi parlo' dei figli, del lavoro e della fortuna che aveva avuto per potere arrivare a farlo a quel livello. Buono, ottimo per lei; in un campo molto selettivo, competitivo e professionale.
Davanti al Teatro Nazionale c'era poca gente, qualcuno alla fermata del Tram. Qualche turista passeggiava sul lungo fiume, altri facevano foto di rito davanti al Portone Ottocentesco del Teatro...
Lei, delicatamente, sfilo' la mano da sotto il mio braccio che aveva chiesto come accompagno durante la camminata.
Con modo semplice, delicato. Antico.
E come mi conoscesse, lo aveva semplicemente chiesto perche' sapeva che io l'avrei fatto.
Si aspettava galanterie antiche, remote. Da fiaba...da recita Teatrale. E quindi lo feci.
Ma quando appunto' lo tolse e mi prese la mano, un sottile fremito mi colse le labbra, le braccia, la testa.
Facemmo un giro intorno al teatro, lentamente...lei si guardava intorno, quasi rapita, allucinata, assente. Io la seguivo in silenzio. Pensavo che doveva essere una tecnica di concentrazione, quasi un rito scaramantico per la riuscita della performance futura.
E poi...vide quella panchina in ghisa, sovrastata da quell'albero spoglio, quasi secco. E mi guardo' negli occhi, delicatamente. E mi fece cenno di seguirla e di sedersi. 
Io accondiscendendo con il corpo e la testa le feci strada e ci sedemmo.
Lei si sistemo' la gonna del vestito; i suoi movimenti erano cosi perfetti, semplici e delicati...che sembrava recitasse. Ed invece no.
Era cosi. Era la sua attitudine, il suo modo di fare. Il suo lavoro, la sua storia, la sua vita.
Lei era quello, nel corpo e nell'anima.
Una splendida, semplice ed aggraziata piccola Ballerina Russa.
Adesso. Accanto a me. Che mi guardava. Con occhi sognanti, sereni...innamorati.
E mi bacio'. Mi strinse la mano, sulle mie gambe e mi bacio' ancora. In un modo talmente delicato che ebbi dei giramenti di testa. Forse ormai non piu' memore di quei baci, di quella dolcezza.
Ed allora le presi ancora le mani e le baciai. Due volte. Lei rise e si accosto' con la testa alla mia spalla.
Rimanemmo cosi un secondo un'ora...una notte intera. Non ricordo.
poi, all'improvviso , di scatto, si tiro' su e dandomi un'altro bacio passionale, stavolta molto marcato, netto, deciso...mi disse di tornare al residence. A casa. nella sua.
Ormai io quella sera avevo pronunciato poche parole. Affascinato e rapito dalla sua presenza, dalla sua grazia. Dall'aura di evanescenza dei suoi movimenti.
Quasi impaurito che, sul piu' bello, potesse sparire.
E dissi si. Logicamente, cosi solo un si che mi usci piano, quasi in falsetto. Che' la voce ormai quella sera aveva lasciato posto al sogno.
E ci ritrovammo, di nuovo, di fronte al portone di casa. La mia. E la sua.
E salimmo le scale verso l'appartamento.
Il suo.
Entrando in casa all'Est c'e' l'abitudine di levarsi le scarpe, subito. Che' c'e' tutto parquet in terra. E si rovina...e poi e' un semplice gesto per dire e dirti che stai a casa e ti rilassi. E lo feci . Ed anche lei. Me ne andai verso il salone e mi stavo accomodando sul divano...quando lei con fare malizioso ed sorriso grande, pieno amorevole, non si fermo' alle scarpe. Comincio' a slacciarsi la cintina in vita...e la mise sul letto; si giro' e mi si inginocchio' davanti in attesa che gli tirassi giu' la lampo del vestito. Cosa che io feci meravigliato ed eccitato, immediatamente. nei pantaloni ormai l'erezione era evidente e anche dolorante, visto che premeva sul mio pantalone di cotone verde scuro. Lei, di schiena, lo senti, subito.
Rise, volto' la testa su quel collo perfetto e mi disse di aspettare. Nel mentre si tirava su, le risfiorai tutta la schiena con le mani...un po' fredde.
E lei fremette, anche di eccitazione.Si giro' verso di me, le mani sull'evidente erezione del mio membro e mi bacio' con passione e disse :-" Mio omo Italiano de stanote..."-
Io preso da questo piccolo sogno Russo che avevo davanti, le presi il viso tra le mani e la ribaciai, sulle labbra e dietro i lobi delle orecchie; e feci scivolare le mani sulle spalle, fino a farle scendere il vestito alla cintura. E mi ritrovai davanti ad un seno che vedevo solo sulle foto di nudi d'Artista.
Piccolo, perfetto. Dritto. capezzoli quasi bianchi...cioe' un rosa talmente pallido che si notava a stento.
Uno splendido piccolo neo nerissimo sotto il seno sinistro, la facevano sembrare una bambola di porcellana. Bianca pelle, perfetta, lucida e tonica. Un sogno.
Una ballerina Russa sognata da sempre. Avuta mai. E tra le mani, cosi semplicemente e magicamente quella notte.
Si ritiro' indietro lasciandomi il membro con le mani, si mise la mano davanti il volto a palmo largo, come dire : aspettami...cinque minuti.
Mi alzai dal divano, e mentre lei andava in bagno, mi cominciai a togliere il maglione, i pantaloni ed i calzini...e la t-shirt...
Non avevo neanche voglia di guardare in giro, tanto quegli appartamenti li conoscevo a memoria.
Andai solo in cucina a bere dell'acqua; e la sentii che cinguettava una strana nenia Russa nel bagno. Ed io stavo in boxer in cucina con un bicchiere d'acqua in mano.
E sentii la doccia aprirsi...ed aprirsi la porta.
Il suo viso delicato e sorridente, mi si affaccio' dalla porta. E mi fece segno di andare, di entrare in bagno.
Di fare la doccia insieme, con lei. Poggiai il bicchiere e, sfilandomi i boxer, entrai.
La vidi perfetta, bianca, un personalino delicato e disegnato dall'esercizio e dal lavoro. Una linea del posteriore bello, magnifico; piccolo ma pieno rotondo e non magro, carnoso di muscolo, con un buchetto laterale sui glutei che quando lo incontro, sogno. E lei l'aveva.
Il ventre piatto e muscoloso ma appena accennato sugli addominali. Spalle larghe geometriche, precise, che chiudevano su un giro vita che si poteva quasi prendere chiudendogli intorno le due mani.
Cosa che feci, entrando nella doccia; la cinsi in vita e la alzai verso di me, stampandogli ancora un bacio sulle labbra, quelle si rosse vermiglio. Forse dall'eccitazione o dal calore dell'acqua, del vapore.
E vidi il suo sesso stretto, piccolo e con labbra appena accennate. Con un piccolo disegno triangolare fatto coi biondi peli pubici. Una riga finissima di cinque centimetri.
Lei si sciacquo'...poi si dedico' a me. Mi insapono' la schiena, il petto, le gambe. E si fermo' sul sesso. Lo prese in mano delicatamente, con grazia, come suo solito in ogni movimento che faceva.
Lo risciacquo' vigorosamente anche sui testicoli e quindi ormai la mia erezione era straripante, quasi imbarazzante per il dolore che mi procurava.
E quindi, lei pose a terra il braccio del tubo della doccia, e si piego' davanti a me.
Mi guardo' dal basso, mi sembrava quasi sparita tanto era piccola la' sotto di me.
Ma mi resi subito conto che c'era quando mi prese in bocca la cappella gonfia e morbida...cosi come calda e morbida era la sua bocca. E con un ritmo inaspettato comincio' a succhiarmi forte. Aggiungendo quasi dolore al mio dolore.
Le sue mani insieme si chiusero sui testicoli che gonfi ed altrettanto doloranti dal desiderio represso reagirono, complice l'acqua, indurendosi e raggrinzendosi.
Ora lei succhiava e leccava la cappella con delicatezza...e se ne ando' girovagando con la lingua su e giu' per tutta l'asta. E guardandomi, senza dire nulla, se lo rimise in bocca.
E mi riguardo'. Capii. Le presi la testa ed i capelli che aveva mantenuto in quel grazioso chignon col nastrino in seta panna ...e spinsi. Piano, ma spinsi la sua testa in fondo e appoggiai una gamba sulla maniglia dell'asciugamano appena fuori la doccia.
E la misi sotto di me, dentro di me; tra le mie gambe, in profondita'.
Lei chiuse gli occhi ed apri' la bocca fin dove pote'...contenta di aprirsi a me e di avere in bocca quello splendido membro in rigidissima erezione.
Non fu una cosa rapida ne violenta. Lentamente, semplicemente lei lo voleva sentire in bocca, profondamente.
E quindi io con le mani su quella acconciatura disegnata da un pittore d'Art Nouveau, spingevo pianissimo, dolcemente...ma fino in fondo la sua gola.
Era quasi come volersi appropriare di me...e io di lei.

Unire i nostri corpi tramite il mio sesso e la sua bocca...
Le sue mani rapidamente sui testicoli li massaggiavano fortemente e, anche lei però...lentamente. Era cioe' ogni stretta un piacere ed un dolore per due, tre velocissimi secondi.
E non mi trattenni. lei era delicata ed eterea, sognante e reale al tempo stesso. Ed io da Pirata , con lei quella sera m'ero trasformato in Cavaliere.
E quindi la staccai, e le misi il viso sulla mia gamba sinistra.
E lei capendo, alzo' il viso e mi guardo'...quasi felice del suo lavoro, del mio. Contenta di avere e dare piacere al suo uomo Italiano di quella notte.
E si sistemo' bene e tiro' fuori il petto tirando indietro le spalle.
Ed io venni. E tutto il mio abbondantissimo seme, troppo trattenuto, fini' sul seno, colo' sulla pancia, termino' sul ventre...e sull'osso della scapola sua sinistra si formo' come un piccolo laghetto diSperma che lei guardo'. E alzando gli occhi verso di me, prese nella sua mano e se lo porto' in bocca,
Voleva avere il sapore, il ricordo di una notte con me. Col suo uomo Italiano
Facemmo l'amore due volte quella notte. In modo delicato, splendido; con punte d'eros semplice e sperimentato per la prima volta da lei. Sempre un po' rigida nei suoi stereotipi e timori.
Tornai nel mio appartamento che le luci del mattino mi ferivano gli occhi e l'anima.
Il mio viso sopportava a fatica ormai quelle lunghe ore di non sonno; di veglia continuata. Ma tant'era.
E scesi nella sala colazioni verso le undici, quando i clienti mangiavano uova e pancetta, fagioli e carne ed io, trattenendo i conati di vomito...cercavo di infilare la tazza sotto la macchina del caffe'.
La donna di servizio del Residence venne da me con un biglietto che mi veniva recapitato dal proprietario, mio amico.
Con sopra scritto un Ciao ed una parolaccia che ci diciamo tra noi, per confidenza...dentro ce n'era un altro.
Con il mio nome scritto in Cirillico, bellissima immagine...splendido ricordo.
-" Ciao, mio splendido Duon Giovani Italiano. Addio. Svetlana"-
Non dissi nulla. Anche perche' nessuno mi avrebbe potuto capire. Forse il mio amico, piu' tardi.
Alzai lo sguardo e la rigida donna delle pulizie ucraina mi disse che andava a sistemare le camere della Compagnia di Balletto Russo.
Che erano andati via.
Io feci un segno d'assenso con la testa; il mio cappuccino era finalmente uscito dalla macchina.
Andai al mio tavolo, il solito.
E ripensai alla mia favola, al mio piccolo sogno. Una piccola delicata Ballerina Russa. Di porcellana.
Come una graziosa ballerina di carillon.

E, questa volta il cappuccino non mi si rovescio' sul tavolo.

2 commenti:

  1. Leggendo questo bel racconto, mi son venute in mente certe mie "amiche" dell'est. Bellissime, fascinosissime... ma a volte pure stronzisssime (con tre "S", non è un refuso :D )

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    1. Ciao, alcune donne sono veramente stronze inside... Sono abituate a doversi difendere dalla vita

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