domenica 11 dicembre 2011

Il vicino di casa

 Era appena arrivata in città, per la prima volta lontana da casa e dalla comodità dell'appoggio familiare, per affrontare il suo primo lavoro. La ricerca della casa era stata veloce e subito proficua, e si sentiva felice come una bimba con il suo nuovo giocattolo. 
Era bello costruire piano piano quello che di lì a poco sarebbe diventato il suo guscio, era bello indossare un cappello fatto di carta di giornale e inventarsi imbianchina, dare colore alle pareti, stuccare, grattare, inchiodare, come una vera professionista del settore. 
Ogni giorno comprava oggetti che dessero un tocco di originalità a quella casa già semiarredata e senza personalità. 
Un quadro, un vaso, un mobile. 
Le ciotole cinesi dipinte a mano, il wok e la vaporiera per cucinare i ravioli, i cuscini di seta cinese rossa con piccolissimi disegni orientali, da sistemare sul divano nuovo di zecca. I libri e i cd sulle mensole aumentavano ogni giorno, e ogni giorno le piaceva sempre di più poter stare sola, poter mangiare quando le andava, se le andava, bere birra e ascoltare musica, poter dormire sul divano senza che nessuno la svegliasse per andare a letto. 
Libera. Finalmente libera e autonoma. 
Un giorno, appena rientrata a casa, la vicina di casa, mostrando una gentilezza inaspettata da parte di una piemontese, bussò alla sua porta con una piccola piantina grassa in dono, per darle il benvenuto. 


-sono la vicina di casa, volevo darti il benvenuto...e questa piantina grassa è un piccolo regalo per te. Sai, le piante con le spine proteggono dal malocchio... 


La cosa la lasciò piacevolmente sorpresa, nonostante il fondo di superstizione che non le apparteneva neanche lontanamente, e così le due donne, nonostante l'evidente differenza di età, diventarono subito amiche. 
Chiacchierarono un pò del più e del meno, della città di provenienza di entrambe, del lavoro, della famiglia, e poi la domanda venne spontanea 


-ti va un caffè? te lo faccio molto volentieri, ne ho proprio voglia anche io-


-il caffè lo voglio, ma dai, vieni tu a prenderlo da me, così ti presento anche alla mia famiglia- 


Accettò di buon grado, e le due donne insieme e sotto braccio, come due persone che si conoscessero già da una vita e non da pochi minuti, si avviarono alla porta accanto. 


Quando questa si aprì le si fermò il respiro in gola.... 
Il figlio della vicina era una ragazzo suo coetaneo, sulla trentina, alto, bello, con un sorriso mozzafiato, e una massa di riccioli fitti come una foresta. 
Rimase folgorata da quel sorriso così solare, e dall'accento un pò strano di quel ragazzo, con la evve moscia, mezzo piemontese e mezzo sardo. 
Lo guardava continuamente, cercava i suoi occhi e poi abbassava lo sguardo, cercava di dissimulare il suo interesse, ma si leggeva chiaramente negli occhi di entrambi che la sorpresa era stata piacevole e che l'interesse era reciproco. 
A volte basta un attimo, uno sguardo, un dettaglio, per capire che una persona ci piace davvero tanto. E' una questione di pelle, di magia, e di occhi. 
Bevvero il caffè tutti insieme, risero amichevolmente dell'amministratore, personaggio decisamente buffo, e subito si sentirono in sintonia. 


Da quel giorno non c'era giorno in cui lui non passasse a salutarla con una scusa, o che non la salutasse dalla finestra che affacciava sulla sua cucina, mentre lei sfaccendava prima di andare a lavoro. 
Passarono pomeriggi interi a parlare di tutto, dalle cose più strane alle cose più intime. 
Scoprirono di avere molte passioni in comune, la moto, la fotografia, e il mare. 
Una sera, era quasi Natale, lei aveva appena finito di addobbare il piccolo alberello profumato di resina con luci dorate e piccole decorazioni, quando lui bussò alla sua porta con una bottiglia alla mano. 


-volevo farti provare il filu ferru che faccio in Sardegna con mio nonno. Guarda che è forte però....- 
-Entra, aspetta che prendo due bicchieri così ti dico se è davvero forte oppure no- sicura di sè e quasi spavalda. 


Non aveva mai assaggiato quel tipo di grappa e l'impressione immediata che provò, quando ne fece una bella sorsata, fu di calore, un calore improvviso ed esplosivo in bocca. 
Le iniziarono a lacrimare gli occhi e iniziò a tossire, mentre lui se la rideva di gusto osservando la ragazza che diventava sempre più rossa. 
Le tolse il bicchiere di mano e, diventando improvvisamente serio, le accarezzò una guancia con una mano. I loro occhi si incrociarono per un istante infinito, e senza neanche rendersi conto di quello che stava succedendo, si ritrovarono avvinghiati sul divano a scambiarsi le lingue. I vestiti volarono via, in un'urgenza di toccarsi e scoprirsi, restando sempre attaccati l'uno all'altra. 
La luce dell'albero di Natale illuminava appena i loro corpi, mentre la musica di James Taylor evocava atmosfere surreali da West America, e tutto fu naturale e bellissimo. Fecero l'amore fino alle 3 di notte, innumerevoli volte, sul divano, sul tappeto e sul tavolo della cucina. Lui l'aveva sollevata di peso, ancora penetrandola, e l'aveva portata in braccio fino alla cucina dove l'aveva posseduta stringendole i seni morbidi che ondeggiavano sotto i suoi colpi. 
Si toccavano e si guardavano e si scambiavano e si fondevano l'uno nell'altra. 
Dormirono abbracciati per un pò sul divano umido, ascoltando il loro respiro.


Ma alla fine lui andò via, e lei, appoggiata di schiena alla porta di casa, chiuse gli occhi con un sorriso sulle labbra. 
Lacrime calde e silenziose iniziarono a scorrerle sul viso.... 


Non capì mai se le sue erano lacrime di gioia o di dolore. 






Nei giorni successivi fu come se non fosse mai successo nulla, nessuno dei due accennò minimamente a quello che c'era stato tra loro quella notte, consapevoli che non avrebbe potuto avere un seguito. 
Entrambi tornarono ai rispettivi compagni di sempre. 


Quella notte sotto l'albero di Natale restò un regalo segreto, una sola notte perfetta da serbare per sempre nei loro ricordi, anche quando dopo anni si rividero e si incontrarono con i rispettivi compagni e figli. 
Nei loro occhi, solo nei loro occhi, brillava un segreto prezioso, non condiviso con nessuno, il ricordo del corpo di lui disteso su quel divano, sfiorato dai lunghi capelli neri di lei mentre facevano l'amore, innamorati solo per una notte e per sempre. 

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