venerdì 27 gennaio 2012

L'insostenibile leggerezza del sesso

Il sesso è il motore che fa girare il mondo, quel serbatoio di emozioni e adrenalina per cui tutti, uomini e animali, ci diamo da fare.
Ultimamente il sesso "tradizionale" da solo non mi basta, non mi soddisfa più. Ho voglia di novità.
Sarà che quando si ha qualcosa a disposizione si perde il gusto nel viverla semplicemente.
Sarà che la ripetitività dei gesti e delle situazioni alla lunga stancano.
Sarà che la passione con gli anni, con i mesi, con i giorni, si affievolisce....
Sarà che più si ha e più si vuole, ma io da un po' di tempo inizio a fare strani pensieri...

Qualche tempo fa avevo immaginato, in un momento di fantasia erotica, una situazione inusuale, una sorta di lezione di sesso anale con i "maggiori esponenti" del settore da me conosciuti.
No, non parlo certo di pornostar, ma di persone normalissime che però hanno qualche esperienza in più rispetto a me in questo campo, e soprattutto un'apertura mentale maggiore della mia; insomma persone dalle quali ho solo da imparare.
Io ci ho provato diverse volte negli ultimi tempi, a godere del sesso anale, ma sempre con scarsi risultati. Forse il mio compagno, troppo delicato e timoroso di farmi male, non ha mai saputo forzare nel modo giusto un passaggio che già per sua natura è stretto. Si è sempre tirato indietro alle prime manifestazioni di dolore da parte mia.
Comunque io sono testarda, e visto che la zona anale la trovo sensibilissima e fonte di grande piacere, quando stimolata anche solo con le dita, ho deciso di allenarmi e di diventare brava. E se lui non sa farlo, dovrò fargli io da guida.
E per farlo ho bisogno anche io di una guida, anzi due.

Lei, una donna bella, intelligente, sensualissima e libera, di cui mi fido a pelle. Esperta, colta, stessa mia età, e molte più esperienze nel suo bagaglio. Un po' una musa che mi ispira, e che mi dà un senso di protezione con la sua presenza amichevole.
Lui, un orso, un uomo graffiante e di poche parole, ma tutte terribilmente eccitanti, che ritiene che il culo non menta mai. Un uomo in grado di farti sentire una troia ma anche una regina.
Un uomo sensuale e velato da un alone di mistero. Sempre attorniato da donne in preda agli ormoni e pronte a farsi inculare con forza.

Entrambi conosciuti online, in un sito di fantasie erotiche, mai incontrati dal vivo nè visti in cam. Insomma, una vera e propria roulette russa...

Ad essere sincera, finora non avevo mai pensato di poter vivere un'esperienza bisex, non mi ha mai attirato, e non mi eccita l'idea di giocare a leccare una donna....
Ma con lei...non so...la vivo come una sorta di iniziazione a due piaceri che non riesco a vivere bene per la mia inesperienza e chiusura mentale. E poi so che non pretenderebbe da me cose che non mi sento di fare.
La trovo una donna speciale, aperta e generosa.
Lui....lui riesce a tirare fuori la porca che è in me e che spesso si nasconde dietro strati e strati di perbenismo e pudori atavici. Lui mi può chiamare troia e rendermene felice, cosa impensabile per me, fino a qualche mese fa. Lui mi fa eccitare e masturbare per ore al pensiero di stare tra le sue mani. Lui mi fa sentire una dea del sesso, pur non facendo sesso.

Così ieri l'altro ho fatto la pazzia e ho organizzato questo incontro...
Non avevo dubbi che avrebbero accettato.

Appuntamento io e lei in un bar sul lungotevere...
"La mela stregata".
Sarà perché è un bar facile da trovare, o perché lo conosco nonostante Roma non sia la mia città, o forse perché un po' lo sento mio, visto che richiama l'idea della mela, anche se non del peccato...comunque ci siamo viste per la prima volta là, davanti ad una cioccolata calda ed un the fumanti.
La prima sensazione è stata di lieve imbarazzo, visto che non ci eravamo mai incontrate prima, ma quando due persone sono affini si capiscono subito e gli imbarazzi lasciano il posto alla complicità.
Bella, con quei capelli ricci ricci e ribelli come lei, ribelle ad ogni tipo di gabbia o preconcetto.
Ci siamo confidate un po' come se ci fossimo sempre conosciute, da vecchie amiche, e poi, sotto braccio, ci siamo avviate verso casa sua a piedi.
La seconda parte della giornata prevedeva l'incontro con lui, che arrivava in aereo da Milano solo per una giornata.
Ci raggiunge in taxi a casa di lei, in uno stupendo attico al centro di Roma, uno di quelli che ha i soffitti altissimi e intarsiati di legno scuro, e sulla porta di casa appena schiusa, per la prima volta ci siamo guardati negli occhi.
I suoi sono occhi stranamente dolci e forti contemporaneamente. Occhi di un uomo che sa cosa vuole, occhi attenti ai particolari, occhi che ti scrutano senza pudore. Occhi che ti spogliano in un secondo.

Ci stringiamo la mano, mentre mi presento, e lui di tutta risposta mi attira a sé, mi palpa il culo e mi lecca sul collo...
Non male come inizio...questo suo modo di rompere il ghiaccio mi mette subito a mio agio, e riserva anche a lei lo stesso trattamento, tra le nostre risatine complici.

Si, è proprio come lo avevo immaginato, un momento di grande evasione e sesso senza complicazioni mentali e sentimentali. Grande complicità e leggerezza per iniziarmi ad un modo di vivere il piacere che mi era sconosciuto fino ad oggi.
Ci sediamo sul divano e, mentre lei prepara dei drink, lui non perde tempo e immediatamente mi infila una mano tra le cosce per vedere se avevo ubbidito al suo ordine di indossare le autoreggenti.
E come avrei potuto mai disubbidire?
A parte il fatto che indossare autoreggenti mi fa sentire scoperta, indifesa, e questo mi eccita da morire, ma i patti erano chiari: "ti voglio in tacchi e autoreggenti, e porta con te il tuo vibratore". E io ho ubbidito.

La sua mano intanto sale lungo la mia coscia, provocandomi un lieve sussulto facendomi irrigidire, e accorgendosene, di tutta risposta, mi infila una lingua in bocca tenendomi per i capelli con l'altra mano, mentre continua il suo lavoro di perlustrazione...Mi fa sciogliere in un momento.
Quando torna lei con i bicchieri con del prosecco, brindiamo a noi e lui mi fa stendere sul tappeto persiano, mi sfila la gonna mentre lei mi sbottona la camicia, e in un attimo mi ritrovo stesa per terra con indosso solo l'intimo e le calze, e naturalmente le mie scarpe dal tacco vertiginoso.
Mi versano del prosecco nell'ombelico e lui inizia a berlo dalla mia pelle rabbrividita per l'eccitazione e per la temperatura del vino.
Intanto lei mi accarezza e inizia a baciarmi sul collo, scendendo piano verso i seni, abbondanti come i suoi, e lui mi sfila anche il perizoma e continua a bagnarmi di vino gelato.
Chiudo gli occhi in preda ad una eccitazione già esplosiva, e quando sento la lingua di lui tra le mie grandi labbra, il contrasto tra il calore della lingua e il freddo del vino che scivolava dal monte di Venere, mi fanno gemere di piacere e aprire le gambe in attesa delle sue dita.

E io che pensavo che lui mi avrebbe sottoposta immediatamente ad una sorta di "forzatura", ad una specie di violenza consenziente per "rompere" un muro. Invece il muro me lo sta facendo crollare a colpi di lingua e di dita sapienti, e sentirmi al centro delle attenzioni di loro due mi fa perdere la cognizione del mio corpo.
Mentre lei timidamente decide di avvicinare le sue labbra alle mie, io le accarezzo i seni ancora fasciati dalla maglietta con uno scollo generoso incrociato, un invito ad infilare le mani al caldo tra le sue tette.

E' la mia prima volta, dopo le scuole elementari, che bacio una donna.
La prima volta avevo nove anni; io e la mia amichetta del cuore giocavamo a scoprire il sesso, e così ci perlustravamo nelle parti intime e ci baciavamo con la lingua, immaginando che ci fosse qualche maschietto con noi. Altri tempi e altre sensazioni. Ma anche oggi per me è una scoperta.

E' strano baciare una donna, è dolcissimo. Le sue labbra morbide e calde, schiuse ma non invadenti, mi distolgono da ciò che invece lui sta facendo tra le mie gambe. La lingua è timida e dolce, e gli occhi ogni tanto mi scrutano per capire se mi piace oppure no. Sa perfettamente che è la mia prima volta, e non sa se questa esperienza sarà piacevole per me come per lei.
Lui, quasi ingelosito da questo nostro estraniarci baciandoci, si alza e si toglie i pantaloni, si siede sul divano e mi ordina di fargli un pompino stando inginocchiata davanti a lui. Il gioco prevede che sia lui a dettare i tempi e i modi, e così ubbidiamo sorridenti al suo ordine.
Innanzitutto prendiamo dalla borsetta il mio vibratore nuovo di zecca con il quale lei dovrà aprire le mie porte, e poi mi metto tra le gambe di lui, stando carponi come una cagna in calore che metta il culo in alto in attesa di essere montata. Dietro di me c'è lei che inizia a penetrarmi con le dita e a baciarmi delicatamente nell'intimo.

Mi piace fare pompini, mi piace sentire la carne che cresce tra le mie labbra, mi piace guardare l'uomo negli occhi, quando non sono chiusi e la testa è riversa all'indietro, e scorgerne la perdita del controllo per la forte eccitazione. Ma lui questo spettacolo non ha nessuna intenzione di perderselo. Due donne ai suoi piedi che godono con lui e tra loro. I suoi occhi sono fissi su di noi, e questo lo eccita.
Mi piace giocare con la lingua sulla cappella, girarci intorno e stuzzicare il buchino, prima di prenderlo tutto in bocca e iniziare a scoparlo con bocca e mano. E' durissimo e grosso il suo cazzo e ho difficoltà a prenderlo fino in fondo, il contatto con la gola ogni tanto mi fa venire dei conati, ma lacrimo un po' e non mi fermo.
Voglio divertirmi a sentirlo godere, a non sapersi quasi più controllare. Le vene disegnano un rilievo eloquente sulla sua pelle tesa.
La mia saliva scorre sull'asta e sulle mie guance e l'eccitazione mi fa bagnare a dismisura e mi fa rilassare, e quando sento la punta del vibratore appoggiata appena sulla mia rosa già morbida, non oppongo alcuna resistenza. Lei non spinge, non forza, resta lì immobile appoggiata ad aspettare che la mia carne si apra e accolga, anzi risucchi all'interno, il fallo di gomma con cui sta giocando su di me. Le dita hanno già violato senza difficoltà la mia porta chiusa, che tanto chiusa non è più.
Inizia a farlo vibrare, anche se ne è entrata solo la punta, ma la vibrazione stimola, insieme alle sue dita, il mio clitoride già gonfio e pulsante. Il piacere è forte, sono ubriaca di sensazioni contrastanti, concentrata a fare un pompino e a goderne l'eccitazione che mi provoca, e concentrata a sentire il fallo entrare e fermarsi all'anello stretto.

Il dolore inizia a sentirsi, quando lei entra un po' più in fondo, ma è un dolore pungente che improvvisamente sparisce.
Con i suoi dolci movimenti con cui mi ha violata, sentendomi mugolare piano a bocca piena, improvvisamente il fallo è entrato tutto.

Non pensavo che sarebbe stato così maledettamente facile.
Inizio a muovere il bacino, mi piace sentirmi piena, con una mano sego lui e con l'altra mi tocco il clitoride, roteo due dita impazzite a darmi ancora più piacere, sto per venire....lo sento, ma proprio in quel momento lui mi ferma.
Vuole essere lui a farmi venire.


Mi gira verso di lei che si stende sul tappeto a prendere finalmente la sua dose di piacere, con le gambe aperte e la gonna alzata fino alla pancia.
Intanto, mentre lui sostituisce il fallo di gomma che avevo ancora dentro con il suo cazzo duro, trovando una strada già aperta, mi spinge, con la mano sulla mia nuca intrecciata nei miei capelli, tra le gambe di lei a leccarla.
Altra scoperta. Inizio piano a leccarle il clitoride, timidamente e con la paura di scoprire sapori che non mi piacciono. La penetro con le dita mentre sento entrare tutto il cazzo di lui dentro di me.
Mi incula con forza ma senza farmi provare alcun dolore. Solo piacere.
Inizia a pomparmi, prima piano per farmi abituare alla nuova consistenza, e poi sempre più forte e, ad ogni mio gemito o urlo, mi chiama "troia, sei la mia stupenda troia", e mi scopa sempre più forte. Le sue mani mi stringono forte i fianchi, talmente forte da farli arrossare. Li usa come maniglie per spingermi avanti e indietro mentre mi scopa il culo, e mi schiaffeggia sulle natiche ormai arrossate, così come si potrebbe schiaffeggiare una cavalla che non parte al galoppo.

Dio mio, saranno passati pochi secondi o una vita, non lo so perché è stato così forte e bello da farmi perdere la cognizione del tempo, ma ho avuto un orgasmo mai provato prima.
Le mie gambe bagnate di squirt e di sudore, di umori e saliva, tremavano sotto i suoi colpi forti e potenti da sentire le palle sbattere sulla mia pelle.

Lo sento, dopo poco sento che anche lui sta venendo, e con un urlo quasi bestiale mi inonda di sperma dentro il mio intestino.  Le contrazioni del suo cazzo risuonano dentro di me come fossero mie e sento il calore del suo seme riempirmi di piacere.

Mi fermo solo un'istante a riprendere fiato mentre lui è ancora accasciato sulla mia schiena. Voglio che anche lei possa godere ora, subito, insieme a noi.
Le strizzo forte i capezzoli che sbucano dal reggiseno e dalla maglia aperta a mostrarli a noi, e intanto la penetro con il dildo.
La penetro con forza, mentre con il pollice della mano sinistra la masturbo sul clitoride e con il medio della destra entro nel suo culo caldo e rugoso, spingendo con il palmo della mano  il dildo tutto dentro la sua carne.
Pochi istanti e anche lei ci raggiunge al traguardo urlando come io non ho mai fatto.
Sento il cazzo di lui uscire piano dalla mia carne e un velo di sperma colare lungo le mie cosce, sul nylon delle mie calze, e finalmente mi stendo tremante accanto a lei e la bacio, mentre lui si butta sul divano e ci guarda felice e soddisfatto.
Con le dita raccolgo un po' di sperma e la condivido con lei, ancora baciandoci.

Ma il gioco è appena iniziato.
La giornata è ancora lunga e non la sprecheremo.

domenica 22 gennaio 2012

Stanotte ti ho sognato

Quando stamattina è suonata la sveglia, come una sirena nel buio, l'ho spenta in fretta e ho richiuso gli occhi nella speranza di fermare nella mente, almeno là, quelle immagini in cui tu eri ancora con me.
Venivi a prendermi a casa di mia madre, come se gli ultimi 20 anni non fossero mai passati, come se fossimo ancora quei ragazzini che escono al pomeriggio per andare a fare una passeggiata mano nella mano. 
Mentre io finivo di prepararmi, sempre in ritardo come al mio solito, tu ti intrattenevi con mio cognato e mia sorella a ridere e chiacchierare, prima di prendermi  per mano e uscire. Poi quel rumore molesto ha interrotto il sogno ma ho cercato, ad occhi chiusi, di aggrapparmi alle pareti della mia mente per non farlo svanire come fumo nell'aria, come spesso accade al risveglio, quando i sogni perdono improvvisamente spessore e vanno via, così come erano arrivati. Ti volevo fermare ancora lì, accanto a me, mano nella mano. 

La consapevolezza che fosse solo un sogno mi ha resa profondamente triste, e ho riscoperto amaramente la voglia di viverti, di averti ancora nella mia vita, indipendentemente dal sesso e dal rapporto che c'è stato tra noi.
Mi sono resa conto che sei sempre dentro di me, come una presenza silente ma costante, che ogni tanto, senza preavviso, fa capolino nelle mie giornate e mi dà uno spintone emozionale così forte da farmi barcollare.
Eppure sono mesi ormai che non ci vediamo, che non ci sentiamo, che non abbiamo più nessun tipo di rapporto, neanche solo virtuale. Perché emergi dalle acque profonde quando non ti aspetto più?
Hai scavato una tana nel mio intimo, ti ci sei appollaiato come un gatto nascosto alla vista del mondo intero, ma ogni tanto le tue unghie mi graffiano piano e mi risvegliano dal silenzio. 
Le sento sotto pelle come una carezza dolorosa che solo io avverto.
Ancora adesso mentre scrivo cerco di ricacciare indietro quelle piccole pozze liquide dietro le palpebre che vorrebbero annegarmi. Non ha senso questa nostalgia, non ora che siamo grandi e con cinque figli, tra i tuoi e i miei, e nessuna voglia di cambiare le nostre vite e quelle di chi ci accompagna da anni ormai. 
Non ha senso neanche ora che siamo consapevoli di volerci, di avere un'affinità che nessuno può toglierci, ma di esserci giocati male le nostre carte, di aver lasciato andare via il treno molti anni fa, e ora è troppo tardi.
Ma soprattutto non ha senso perché so che questa tana profonda io non l'ho scavata dentro di te, e non riesco a graffiarti nella notte entrando nei tuoi sogni. Riesco a solleticare la tua pelle, con la voglia di sentirmi tua ancora una volta, ma non riesco a scendere sotto la tua pelle. Non riesco a comparire improvvisa davanti ai tuoi occhi persi nel vuoto.


Vorrei poterti avere accanto almeno come amico, quell'amico di cui mi sono innamorata e che ancora cerco negli occhi di tutti gli altri uomini. 
Ogni giorno, ogni istante, anche inconsapevolmente, io ti cerco in ogni sguardo, in ogni amicizia, in ogni gioco erotico che mi concedo con gli altri. Ti cerco nel web nascosto sotto un nickname di fantasia, o nelle parole che leggo dedicate a me.
Cerco te in ogni lato buio e nascosto del mio io, in ogni emozione costruita ad arte per riprovare le emozioni vissute con te, quando di nascosto ci incontravamo ed avevamo fretta di sentirci l'uno dentro l'altra.
Quando entravi dentro me, restando fermo ad abbracciarmi occhi negli occhi, avrei voluto fermare il tempo.
Mi sentivo come un esule tornato finalmente a casa quando ero tra le tue braccia.


Ho sofferto nel perderti, ma ti ringrazio del dono che mi hai fatto: mi hai fatto riscoprire l'amore a 40 anni, mi hai fatta sentire viva, bella, amabile, desiderabile, e felice.
Si, felice. Sono stata felice con te, e anche se ora non stiamo più insieme, ne è valsa la pena.
Ti ho amato, ho amato l'uomo che sei, con tutti i tuoi difetti e tutti i tuoi pregi. Ti ho desiderato come nessuno mai.
Ti ho desiderato talmente tanto da non riuscire a credere di averti realmente tra le braccia. Da non sentirmi all'altezza della situazione.
Da non sentirmi in grado di renderti felice. 
E se oggi sono cambiata e mi amo di più è anche grazie a te.
Se oggi sono qui, a scrivere e immaginare, a perdermi nelle mie fantasie, è forse solo per te.




Non ti dimenticherò mai.
Ross







mercoledì 18 gennaio 2012

Danzo su di te

Ondeggio lenta sui tuoi fianchi come una danzatrice del ventre che abbia il suo pubblico acclamante e attento a guardare le sue mosse sensuali.
Ma il mio pubblico sei tu, e non sei davanti a me.
Sei sotto di me.


Mi piace sentirti dentro la mia carne come se ne facessi parte da sempre, 
mi piace sentire le mie contrazioni e le tue che si fondono in un unico movimento cosmico all'unisono, 
come un unico battito cardiaco impazzito ma sincrono.


Mi piace pensare che tu sei qui ora, e non uscirai più da me, neanche quando poi ne uscirai fisicamente.


Mi piace sentirmi TUA e sentirti MIO.


Ma è un sentimento così totalizzante, così esclusivo, così unico e importante, che è devastante al punto da far paura.


Danzo sul tuo corpo ad occhi chiusi. 
Non voglio perdermi nei tuoi occhi, rischio di affondare in questo mare di emozioni che mi porta alla deriva come un'onda improvvisa, di quelle che non ti aspetti, quando il mare è calmo e sereno e tu ti senti forte come una nave inaffondabile....
Ecco...nessuna nave è inaffondabile....


Stringimi, dammi l'illusione che sarai sempre il mio porto sicuro, tienimi con te finché vorrai.
Fammi sentire la tua regina e la tua troia.
Ogni giorno, o anche un solo giorno.
Anche un solo attimo.

Sarà comunque un attimo eterno.

lunedì 16 gennaio 2012

Il Lupo solitario

Lunedì 16 gennaio, primo giorno di lavoro dopo una lunga pausa. 
Oggi, nonostante non fossi più abituata a questi orari, mi sono svegliata all'alba, anche se con difficoltà, perchè è molto più importante per me riprendere finalmente a lavorare, dopo così tanto tempo, che lamentarmi del fatto che all'alba mi si ghiaccia il naso quando esco.
E' ancora tutta buia e immersa nel silenzio questa città, metto in moto la mia macchina, sbrino i vetri, e mi avvio verso la fabbrica.
Lì ritrovo tutte le mie colleghe, infagottate come me. Si vedono spuntare, tra cappelli e sciarpe e colli alzati dei giacconi, solo nasi lucidi e arrossati e occhi pesanti nell'aria livida del mattino che sta nascendo.
Entriamo tutte insieme in fabbrica, assonnate e infreddolite, ma felici di ritrovarci di nuovo qui.
Certo, c'è stato qualche cambiamento (il nuovo caposquadra, arrivato durante la mia assenza, ha modificato i gruppi di lavoro e i turni, e mi ha spostata ad un altro settore) ma poco importa.
Caffè bollente alla macchinetta a gettoni, e poi tutte a cambiarci e ad indossare i nostri camici.
Mi avvio veloce verso il nuovo settore con un po' d'ansia; le novità mi lasciano sempre spiazzata e non sapere cosa mi aspetterà non mi piace, ma ho intenzione di lavorare ad ogni costo. Speriamo bene...
Entro nel reparto e mi guardo intorno per cercare il capoturno, pochi istanti a girarmi intorno e lo vedo da lontano. Mi avvicino per chiedere le disposizioni di servizio e resto piacevolmente colpita dal suo sguardo.
Cavolo, non avevo mai visto occhi così...ancora non capisco di che colore siano, se grigi, azzurri o verdi. Mi dilungo un po' ad osservarli come incantata, ma, oltre che per il loro colore, gli occhi del capoturno mi sorprendono perchè mi perforano con un'intensità mai vista in precedenza. Riesco a malapena a balbettare qualche parola per presentarmi e chiedere disposizioni, ancora colpita da quello sguardo insistente e profondo. E lui se ne accorge compiaciuto.
Sa di avere un'arma potente sul viso, e ne fa uso. 
Forse non è neanche un uso volontario e studiato, ma di sicuro mi ha fatto effetto, e se ne compiace.
Sorride consapevole del mio imbarazzo, ma non per questo distoglie lo sguardo, costringendomi dopo poco ad abbassarlo con la scusa di guardare la scheda che mi ha appena consegnato.
Sono imbarazzata, ma è una sensazione piacevole e calda, accompagnata dalla sua voce importante e profonda che mi indica con calma il da farsi.
Modo piacevole di iniziare la giornata, l'anno solare e l'anno lavorativo!...In fondo le novità non sono sempre così male...
Sorrido anche io, ringrazio e mi avvio verso la mia postazione a rilevare la collega del turno precedente.
Per tutta la mattina lavoro con attenzione, ma questo non mi impedisce di osservarlo da lontano; è un uomo alto e possente, dalle grandi mani e dalle braccia forti, ma, soprattutto, dagli occhi più incredibili che abbia mai visto. Noto con piacere che anche lui mi guarda, mi guarda spesso, sempre più spesso.
Si è formata come una catena di montaggio nella catena di montaggio, in cui i miei sguardi attirano i suoi, e i suoi attirano i miei come calamite.
Osservo i suoi lineamenti, forti ma dolci, le sue labbra appena nascoste da un velo di barbetta scura che gli disegna sul viso un contorno perfetto, i capelli scuri, anch'essi corti e ordinati sulla fronte alta e spaziosa, il collo mascolino e importante su due spalle da lottatore.
Mi tocco i capelli, cerco di sistemarli su un lato del collo con fare fintamente distratto, lasciando una parte di pelle candida e scoperta, esposta ai suoi occhi. Gesto studiato, voluto e provocatore, visto che il gioco di sguardi tra noi inizia ad intrigarmi non poco. Anzi, l'imbarazzo iniziale sta lasciando il posto ad una sfacciataggine che non conoscevo in me stessa..
Ho capito che mi piace, mi piace guardarlo con occhi di sfida, nascondendo appena un sorriso complice, mi piace non abbassare più lo sguardo, cercare, anzi, di trasmettergli con gli occhi la voglia che mi sta salendo improvvisa...la voglia di giocare al gatto e al topo.
Dopo un po' mi rendo conto che ad essere spiazzato è lui, ma questo non lo infastidisce e il suo sorriso diventa ancora più maliardo.
E' sorpreso ma non imbarazzato né infastidito.
Improvvisamente, mentre lavoro da ormai 2 ore, mi si avvicina senza preavviso e mi fa sostituire da una collega.

-signora, venga in ufficio con me, le devo comunicare nuove disposizioni di natura amministrativa sul contratto-


Sorpresa da questa sua mossa, lascio la postazione di lavoro e lo seguo in silenzio; ci avviamo verso gli uffici attraversando corridoi deserti in questo momento in cui tutti sono in piena attività nei reparti e, invece di proseguire nel corridoio degli uffici amministrativi, mi prende per un polso e mi porta nello spogliatoio del personale. Anche lo spogliatoio è deserto, e in più la porta può essere chiusa a chiave.
Cosa che fa in modo fulmineo.
Gira veloce la chiave nella toppa e poi si gira verso di me, per osservare se sul mio viso prevale la paura o l'eccitazione.
Non saprei dire neanche io cosa sia prevalso in quel momento, di sicuro è riuscito a sorprendermi. Non pensavo che quel gioco di sguardi a distanza facesse un effetto così dirompente ed immediato.
Ma ora i miei occhi sono fissi nei suoi, in attesa di capire.


- stai attenta a non giocare col fuoco....io non mi lascio provocare da un bel visino come il tuo senza reagire-


La sua voce è minacciosa ma dolce allo stesso tempo.
E' una minaccia talmente piacevole da farmi ribollire il sangue nelle vene e da farmi sentire un tonfo allo stomaco.


-e perchè, cosa avrei fatto per giocare col fuoco? come l'avrei provovata?- rispondo con un'aria di sfida maliziosa stampata sul viso.


Ormai il gioco è iniziato e non si torna indietro. Appoggio il dito indice sulle labbra a mordicchiarne la punta in attesa di una sua risposta e arretro lentamente, allontanandomi da lui quel tanto che basta a mettere una certa distanza di sicurezza tra noi. Ma il mio gesto sortisce l'effetto contrario.
Con un passo, un solo passo che sembra il balzo di un lupo, mi si mette davanti, con il viso vicinissimo al mio. Sento il suo alito sfiorarmi il naso, gli occhi, che ancora non abbasso, puntati nei suoi, le labbra socchiuse.
I miei occhi non sono di ghiaccio come i suoi, sono di fuoco. 
Sono neri come la lava del Vulcano sul quale sono nata.
E acqua e fuoco fanno scintille.
Mi afferra per i polsi, me li porta dietro la schiena stringendomi al suo petto, e mi morde il labbro inferiore con dolce forza.
Il collo mi fa male per la posizione innaturale, lui mi sovrasta di almeno 30 cm, ed è talmente grande e grosso da far paura.
Eppure la paura mi eccita, e la consapevolezza di non poter reagire al suo volere, invece di farmi sentire una preda braccata mi fa sentire come la vittima che desidera il suo carnefice. Gli lecco le labbra che mi hanno appena morso, gli succhio la lingua e dischiudo la bocca per farmi finalmente baciare.

Lascia i miei polsi solo quando capisce che non reagirò, per sbottonarmi il camice; i vestiti cadono per terra, sia i miei che i suoi, con una velocità e una foga animalesca.
Mi ritrovo con la gonna alzata ai fianchi, la maglia per terra, insieme alle scarpe, e le sue mani che iniziano a perlustrarmi dovunque mentre le lingue si incontrano e si scontrano.
Siamo due animali da sesso, presi da un istinto irrefrenabile.

Neanche la paura che possa arrivare qualcuno ci ferma, mi fa appoggiare sulla panca alle mie spalle e inizia a farmi godere con la bocca. Mi succhia il clitoride ingrossato, mi lecca a grandi movimenti che partono dalla rosellina e finiscono fin quasi sul monte di venere, ma poi la sua lingua inizia a danzare veloce solo intorno al mio pulsante magico gonfio e rosso. Le dita mi torturano, una, due, tre dita....senza difficoltà alcuna entrano ed escono dalla mia carne umida. Sono in estasi, eccitata e bagnata. Si ferma sul più bello, con mio disappunto, si alza in piedi con i pantaloni a metà gamba e mi ordina di guardarlo negli occhi. Con la stessa foga con cui mi ha scopato con la lingua e con le dita, mi infila il suo enorme, duro e largo cazzo dritto in gola. Le mani mi spingono la testa, prendendomi per i capelli, dettano il ritmo, comandano i miei movimenti, mi invitano a tenere gli occhi sempre puntati nei suoi.
La bocca piena e la gola stuzzicata fino in fondo mi fanno sentire quasi soffocare, mentre rivoli di saliva mi scendono lungo le guance.
Non mi era mai capitato di scopare con un cazzo così grosso, lungo e largo da far paura e la voglia di sentirmelo entrare dentro mi fa bagnare ancora di più, sono completamente partita, biglietto di sola andata senza ritorno.
Lo voglio, voglio sentirmi sfondare fino nella pancia.

Mi guarda compiaciuto e mi solleva dalla panca, prendendomi in braccio come fossi una bambina e non una donna in carne. Due secondi e lo sento entrare come una lama infuocata dentro di me, impalandomi di colpo; mi sento piena come non mi era mai capitato e, con le braccia strette al suo collo, urlo con la bocca infilata nell'incavo della sua spalla per non farmi sentire, ad ogni colpo che mi assesta dal basso.
Non lo avevo mai fatto così, con le mie natiche sollevate tra le mani possenti di un uomo, quasi come fossero una sedia. La forza che ha nelle braccia e nelle gambe mi lascia stupefatta, ma ancora di più la forza che mette nelle spinte mentre mi scopa con velocità sempre crescente.
Non resisto molto, sento tutto il mio corpo vibrare, tremare e contrarsi, mentre uno schizzo improvviso del mio liquido caldo scende tra le mie gambe a bagnargli le cosce. 

-Vengo, vengo,veeeengooooooo-  urlo di un urlo soffocato, mordendogli la spalla per cercare in qualche modo di controllare e attutire il gemito animale che mi è salito da dentro, sperando così di non farmi sentire da nessuno.
Insiste e mi scopa ancora, veloce come un trapano, facendomi tremare e scuotere in tutto il corpo in un orgasmo infinito. E poi si ferma, restando un solo istante fermo dentro di me a sentirsi stringere dagli spasmi della mia carne.
Delicatamente sfila il suo sesso dal mio ancora in preda alle contrazioni, mi fa scendere dalle sue braccia e inizia a segarsi mentre mi bacia. 

La mia mano è sulla sua, accompagna i movimenti, e dopo pochi istanti viene schizzando sul mio seno tirato fuori alla buona dal reggiseno.
Con entrambe le mani mi massaggia il suo seme sulla pelle nuda e mi bacia ancora occhi negli occhi....
.....

domenica 8 gennaio 2012

Voglio un tuo bacio

voglio sentire il il tuo naso tra i capelli mentre mi annusi il collo.
Le tue mani dietro la nuca che mi accarezzano piano mentre le lingue si cercano e le bocche si incollano.
Sentire i tuoi morsetti sul labbro inferiore, i succhiotti, i sospiri, il tuo sapore, le nostre dita intrecciate, i nostri corpi eccitati.
Nascosti in un vicolo, stretti al muro, come due ragazzini che si nascondono per non farsi vedere da nessuno.
...


VOGLIO UN TUO BACIO.

Quel bacio inizia sfiorando delicatamente, appena poggiando le labbra morbide, soffici, si cercano timidamente, è il loro primo incontro, piano piano si esplorano sfiorandosi, rispondendosi
poi cominciano a stringersi, a cercarsi di più, a voler sentire il sapore, a scambiarselo succhiandosi appena
una lingua inizia a carezzarle teneramente e incontra appena la punta dell'altra
dolcemente si incontrano, iniziano a esplorarsi
vogliono conoscersi di più, si leccano, leccano le labbra
il respiro si fa più breve, sto succhiando la tua lingua mentre ti stringo di più, mentre ti avvicino a me
un attimo, le labbra premono e le lingue si muovono a fondo leccandosi, succhiandosi, mordicchiando, più veloci e più profonde
i corpi si stringono, la stretta si fa più forte, i nostri bacini si avvicinano
i corpi, ancora rigidi, premono l'uno sull'altro
ormai non distinguo più la mia lingua dalla tua è tutto umido morbido duro dolce irruento un gemito i corpi iniziano a sciogliersi il nostro abbraccio è sinuoso abbiamo iniziato a fonderci dalle bocche che hanno sempre più fame e premo premo premo mentre mi accogli mentre il mio sesso sta esplodendo mentre la lingua la tua la mia non si ferma più
abbiamo passato un'ora in quel vicolo vicino alla stazione cosi, sto esplodendo, ho bisogno di riversare la mia anima nella tua bocca di esplodere di scaricare l'anima e ti stringo ti bacio ti stringo ti lecco ti stringo ti mordo finchè la tua mano di seta non scende a darmi sollievo prima di morire li
si, si, si !
sei liquefatta anche tu, le mie dita sentono i tuoi umori, la tua voglia, entrano, una, due ,tre,quattro, le muovo mentre carezzo il tuo morbido clitoride tremando mentre stringi forte il mio ... senza smettere di succhiarci l'anima
non posso gridare, non puoi gridare !

sabato 7 gennaio 2012

E all'improvviso...

E all'improvviso ti vedo arrivare,
vedo i tuoi occhi apparire nel tutto,
e cercano me.
Ora tutto cambia.
La tua pelle mi è arrivata giù in fondo all'ultimo angolo nascosto dei sensi,
risvegliando sopiti ricordi e nuove emozioni.
                          
Benvenuto dentro di me.
Benvenuto nei miei pensieri e nei miei desideri.




Musica per le mie orecchie la tua voce

lunedì 2 gennaio 2012

Burlesque



Ambra si aggirava silenziosa dietro le quinte, ascoltando solo il rumore echeggiante dei propri tacchi sulle assi di legno di quel palcoscenico che tanto amava. Aveva lottato, sudato, pianto, pur di diventare la ballerina che aveva sempre desiderato essere, e ora era finalmente diventata la prima donna di uno spettacolo di Burlesque. Amava intensamente il suo lavoro, ogni giorno era la prima ad arrivare in teatro e l'ultima ad andar via, e anche quel lunedì si era anticipata moltissimo sull'orario delle prove per poter godere del silenzio e della magia di quel luogo a luci spente. 
Si diresse verso il camerino ancora immersa nei suoi pensieri, accese solo le luci sullo specchio da toilette e si guardò...era diventata ancora più bella da quando era qui. È proprio vero che la soddisfazione e l'autostima rendono più belli. 
Si spogliò lentamente accarezzando piano la pelle candida, indossò la vestaglia di seta giapponese che le era stata regalata dal suo ammiratore più assiduo, e iniziò a truccarsi accuratamente. Ogni dettaglio era importante per lei, sempre scintillante e perfetta. I grandi occhi scuri come la notte avevano ali di ciglia finte ad incorniciarli, e il rossetto rosso fuoco disegnava labbra dal contorno già perfetto, labbra carnose e che ispiravano pensieri voluttuosi al solo guardarle leggermente schiuse e umide. I lunghi capelli neri cadevano morbidi sulle spalle come una cascata di fili di seta, e la stoffa delicata sulla pelle bianca risaltava come un manto prezioso. Finito il lavoro di trucco lasciò scivolare piano la vestaglia sulla sedia per andare ad indossare il costume di scena, restando completamente nuda, ma appena si girò per prenderlo dallo stand, ebbe un sussulto e con sorpresa e un pizzico di spavento si rese conto che alle sue spalle, comodamente seduto in poltrona nell'angolo più buio del camerino, c'era Bruno, l'impresario, con un bicchiere di Calvados in mano, che senza muovere un solo muscolo, aveva osservato in silenzio tutta la scena. 

- Ma da quanto tempo sei qua? - chiese Ambra, cercando di coprirsi le parti intime come meglio poté
- Ero qui ad aspettarti da molto prima che arrivassi. 
- No, non coprirti...sei bellissima. Sei lo spettacolo più  affascinante che io abbia visto da molto tempo a questa  parte- e dicendolo si alzò, posò il bicchiere, e con la mano destra le accarezzò il viso. 
Non era mai stata una ragazza timida, ma quest'uomo riusciva a spiazzarla. Rude e dolce allo stesso tempo, un uomo senza mezze misure, che si circondava sempre di donne stupende, che prendeva quello che voleva senza chiedere il permesso,  e ora era lì davanti a lei ad accarezzarle il viso. La carezza però si trasformò ben presto in altro, con il pollice che si insinuava nell'angolo della bocca. Era nuda ed indifesa ma talmente eccitata da quello che stava succedendo da non riuscire a dir nulla. Il rossetto era sbavato dal pollice che, come un pennello, lasciava la sua scia di colore e saliva sulle guance, mentre l'altra mano accolse un seno come in una coppa a strizzarne il capezzolo tra il medio e il pollice.
-Ti voglio, piccola- furono le parole sussurrate all'orecchio, tra un morso al lobo e un bacio sul collo, che le fecero abbandonare ulteriormente ogni difesa. 
Non aveva mai pensato a lui in quel senso, ma l'aveva sempre incuriosita il suo successo con le donne, visto che non era un uomo particolarmente bello, dal grande fascino, si, ma un fascino quasi animalesco. Eppure adesso, vederlo in quella penombra, sentire le sue mani scorrerle sulla pelle, sentire la sua voce carica di desiderio, le mise addosso una voglia irrefrenabile di darsi a lui, pur sapendo di essere solo una delle tante pecorelle nel recinto... 
Il fiuto animale di Bruno capì di poter andare immediatamente oltre, che anche lei lo desiderava, e così la dolcezza lasciò il posto agli istinti. 
La mano destra, che ancora frugava nella bocca di lei col pollice, la attirò alla sua bocca spingendola dalla nuca e le lingue si intrecciarono insieme alle dita che ancora non volevano lasciare quella bocca, mentre l'altra mano scendeva tra le cosce ancora serrate ma già calde di lei. I corpi erano sempre più stretti, anche se in impari condizione, con lei totalmente nuda e lui totalmente vestito. Sempre baciandola la prese in braccio e la adagiò sulla dormeuse di velluto accanto alla poltrona sulla quale era stato seduto e in silenzio fino a poco prima, le aprì le cosce e iniziò a leccarla e a penetrarla con le dita e con la lingua indurita come un piccolo cazzo. Leccava e stuzzicava e la incitava a godere chiamandola "la mia piccola troia", mentre le dita infaticabili entravano e uscivano dai suoi buchi. Si sedette anche lui sulla dormeuse prendendola sulle sue ginocchia a pancia in giù, e lei come una brava bambina si fece guidare silenziosa su quella strada sconosciuta, ma che sapeva la avrebbe portata certamente al piacere. Mentre la penetrava con un dito e poi con due, iniziò a sculacciarla con l'altra mano, inizialmente in modo delicato, poi con fare sempre più deciso. L'eccitazione saliva veloce e fu una sorpresa soprattutto per lei, che a letto non aveva mai subito ma sempre gestito. Ad ogni colpo assestato sul suo culo, accompagnato dalle dita che la penetravano più a fondo, i suoi mugolii aumentavano e diventavano un lamento di piacere sempre più intenso. 
E più i suoi mugolii e i suoi urletti di dolore e piacere aumentavano, più lui la chiamava troia e la sculacciava con maggiore insistenza. 
-Godi, troia, voglio vederti colare da ogni buco. Sei la mia puttana sexy... -
stava ormai per venire quando lui se ne rese conto e si fermò, la fece scendere dalle sue ginocchia e la fece accovacciare tra le sue gambe a fargli un pompino. Si slacciò i pantaloni e se li tirò giù scoprendo il cazzo già duro e pronto a farla godere, ma lui voleva dominarla: avrebbe goduto solo quando lo avrebbe deciso lui. Le spinse il cazzo in gola tenendola per i capelli, non dandole la possibilità di gestire il ritmo e impedendole quasi di respirare, così piena fino alla gola. Qualche conato le fece temere di vomitare, tanto lui le spingeva il cazzo in profondità, e quando lui finalmente venne, inondandole la bocca e il viso e i seni, per lei fu quasi un sollievo. Con inaspettata dolcezza lui la prese tra le braccia e la baciò, leccandole il viso sporco del suo seme e delle lacrime che le erano sgorgate per la sensazione di soffocamento, accarezzandole piano i capelli. 
Non sapeva più cosa pensare di quell'uomo, ma era decisa a sottostare a tutto ciò che lui le avesse voluto fare. 
Riprese ad accarezzarla nelle cosce umide e accaldate e a penetrarla piano con le dita, mentre i capezzoli turgidi subivano la loro parte di tortura. 
Era nuovamente al limite dell'eccitazione, ma lui ancora non era pronto a ripartire, così le aprì le cosce e la leccò tra le labbra e le succhiò il clitoride, la penetrò nella sua piccola rosellina e la fece venire così, solo con la lingua e le dita. 
Esausti e accasciati sulla dormeuse ripresero a baciarsi dolcemente, in questo continuo alternarsi di dolcezza e animalità. Ma lui non era ancora soddisfatto, voleva farla urlare. Così, sempre baciandola e leccandole i seni riprese a stuzzicarla. Con le dita entrava e usciva, le roteava e le arcuava come piccoli uncini alla ricerca di punti erogeni nascosti, si muoveva dentro di lei con estrema facilità ormai e quando sentì che era nuovamente al limite e pronta, la fece girare a 90 gradi, con il petto appoggiato allo schienale, un ginocchio appoggiato alla dormeuse e un piede a terra, e con il pollice aprì ciò che ormai era un canale morbido e umido di saliva e umori. Poi con la cappella gonfia e già nuovamente lucida, iniziò a penetrarla. Piano. Piano. Solo i primi colpi delicati per farsi strada in quel cunicolo elastico ma stretto e, una volta entrato tutto, si fermò per un istante a farla abituare a quella condizione di pienezza, ma poi la prese per i capelli ed iniziò a scoparle il culo così forte da farla urlare ad ogni colpo. Con la destra le teneva i capelli come fossero stati briglie di un cavallo, e con l'altra mano la sculacciava forte, arrossandole la pelle bianca. Lei mordeva lo schienale al quale era appoggiata e urlava di dolore e piacere ad ogni colpo. L'orgasmo fu così intenso e sconvolgente da farle perdere il controllo delle gambe che tremavano e si piegavano, e riuscì a tenersi su solo sorretta dai colpi del suo cazzo che insisteva a spingere come un treno in corsa. Pochi istanti dopo anche lui venne, sborrando sulla sua schiena, e lei potette finalmente riprendere fiato. Non aveva mai goduto così, non così intensamente, e capì finalmente perché tutte quelle donne accettavano di essere trattare come puttane da lui. 
Si, le era proprio piaciuto essere la sua troia per un pomeriggio.
Quella sera sarebbe stato difficile ballare, aveva le gambe ancora tremanti, ma di lì a qualche ora doveva essere nuovamente in perfetta forma per lo spettacolo.... era giunta l'ora di smettere i panni di pecorella e ritornare a vestire quelli di primadonna. 
Lo baciò e ritornò allo specchio a rifarsi il trucco.

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