giovedì 19 dicembre 2013

Il mio segreto

Non ho voglia di parlare questa sera.
Ho solo voglia di chiudere gli occhi e
respirare quel che resta del tuo odore sulla mia pelle.




domenica 1 dicembre 2013

Piccola

Mi piace quando mi chiami "piccola".
Mi ecciti e mi emozioni.
Quante sfaccettature in una sola parola...
Quante sensazioni mi trasmetti chiamandomi così.

Chiudo gli occhi e mi sento al sicuro.
Avvolta in quella piccola parola come in un abbraccio.
E in quella parola leggo il tuo volermi TUA,
ma anche il tuo desiderare il meglio per me.

Non è amore, no. E' qualcosa di più.
E' darmi tenerezza mentre stai per farmi tua,
è darmi sicurezza, mentre stai per prendermi l'anima
è prenderti cura di me mentre stai per esplodermi dentro come un vulcano,
è tenermi per mano, mentre sto per perdere il controllo.

Chiamandomi piccola mi dici che non mi farai mai del male,
che mi sconvolgerai come un ciclone
e rimescolerai le mie emozioni come sulle montagne russe
ma non mi farai mai cadere,
mai.

Chiamandomi piccola mi fai sentire sicura
anche se, guardandoci negli occhi,
il desiderio infiamma i sensi in un istante
e immediatamente so che non sarai tenero con me
che il dolore e il piacere saranno un tutt'uno
che la nostra pelle sarà solcata da brividi, emozioni, graffi, baci, morsi e ancora baci.
Che sarà tutto molto forte, intenso, sconvolgente.
Che non saranno lievi i colpi delle tue reni
quando quasi con rabbia entrerai in me,
quando artigliandomi i fianchi mi userai con forza
per il tuo e il mio piacere,
quando le nostre carni saranno una
e oltrepasserai ogni mia porta, ogni mio limite.
Fino a scioglierti dentro di me.

Saranno fuochi d'artificio scoppiati nella pelle.
Sarà una giostra impazzita che mi farà girar la testa.
Ubriaca di te.
Ma non mi farai mai cadere. Mai.
Perché sono la tua piccola.
E tu sei il mio Re.



martedì 20 agosto 2013

La fantasia sessuale

Quanto e fino a che punto la fantasia influenza la nostra vita sessuale?
E quanto le diamo spazio?
Io personalmente la uso e la mastico egoisticamente solo in privato, la succhio come una caramella ripiena, scartata di nascosto dalla mamma, quando sono sola e ho voglia di giocare con me stessa.
Non rendo partecipe delle mie fantasie il mio partner, lui non le immagina nemmeno, così come non immagina l'esistenza di questo blog.
Lui che mi riempie di sé e del suo amore, che si riempie le mani e gli occhi di me e del mio amore, non conosce ciò che immagino di fare con altri. Non sa, quando chiudo gli occhi e gemo con lui, a cosa sto pensando, o quando in sua assenza lascio scivolare le dita sotto le lenzuola, cosa mi accende i sensi.

Siete voi, voi che vi trovate a passare di qui, per caso o per vostra volontà, ad essere i depositari delle mie fantasie.
E' a voi che apro le porte del mio mondo segreto, è a voi che lascio vedere con gli occhi della mente ciò che immagino, ciò che mi eccita, ciò che mi piace.

Fatene buon uso!

domenica 2 giugno 2013

Lasciami stare...

Volevi sapere come fantastico?...

ok, te lo scrivo e poi cambio per sempre discorso.

Mi piace l'idea che tu mi prenda e mi costringa al muro, per non lasciarmi fuggire, che mi baci e mi morda piano le labbra, mentre con le mani inizi ad esplorarmi, a sentire quanto sono umida e calda...

Ti immagino guardarmi con quella tua faccia da schiaffi, e immagino il tuo sguardo cambiare, diventare quello di un predatore, di un lupo affamato, sicuro di aver vinto già la battaglia mentre le tue dita scivolano dentro me. Ti immagino mentre mi conduci verso il divano, facendomi camminare a ritroso, mordendomi e baciandomi senza sosta, quasi sollevandomi da terra, come se fossi la tua bambolina, il tuo trofeo di caccia, e poi ti immagino con la testa tra le mie gambe, a "riscaldarmi" qualora ce ne fosse bisogno, ma sono eccitata al solo pensiero...

Ti immagino lavorarmi per bene con la lingua e con le dita mentre io ti apro in fretta la camicia e i pantaloni, per assaggiare anch'io la tua pelle. Immagino di essere ancora vestita, solo con la gonna sollevata sui fianchi e l’intimo tirato via alla meglio. Immagino che tu mi faccia succhiare le tue dita bagnate dei miei umori, mentre ci baciamo, e poi immagino di giocare con la lingua su tutto il tuo corpo...partendo da dove più piace a te, il petto, che a me fa impazzire, scendendo poi lentamente verso l'ombelico e poi verso il pube, arrivando solo alla fine a prendertelo in bocca. Ti farei godere e indurire allo spasimo, con la mia bocca, arriveresti quasi a non resistere più, ma poi mi fermerei e ti vorrei dentro.

Ecco, immaginare di sentirti entrare lentamente, percepire istante per istante la tua consistenza che mi scivola dentro e mi riempie, mi eccita da morire. Ti immagino dentro di me, che mi penetri profondamente, ma quasi danzando con le anche sul mio corpo, ruotandole lentamente, e poi ti immagino dietro di me, io appoggiata con il petto allo schienale del divano o ad un bracciolo, mentre il ritmo diventa man mano sempre più incalzante e le mie dita giocano col clitoride. Ti immagino sculacciarmi come una cavalla al galoppo mentre mi scopi, non forte da farmi male, ma abbastanza forte da farmi sentire che hai tu il controllo del mio corpo. Ti immagino poi entrare con un dito nel mio retro per darmi il colpo di grazia finale. Immagino di venire quasi urlando, anche se in genere sono abbastanza silenziosa. Ti immagino poi schizzarmi sulla schiena o, dopo avermi fatta girare, sul seno, quando è il tuo momento di venire, o di schizzarmi sul viso.

E poi immagino, passati i primi momenti in cui riprendiamo fiato, di riprendere a ridere e scherzare con te, lasciandoti giocare a prendermi un po' in giro per la mia timidezza, con dolcezza. E sono sicura che ridendo e scherzando ci ritornerebbe ancora voglia di farlo.

Questo è quello che immagino quando fantastico su di te.
Per questo ti ho chiesto di lasciarmi stare, pur sperando invece di essere presa e stretta a un muro.

Ecco, ora possiamo anche cambiare discorso.

mercoledì 22 maggio 2013

Non guardarmi adesso

Tieni le mani al volante. Non ti distrarre.
Mentre tu guiderai veloce io guiderò la tua fantasia.
La senti la mia voce?
Senti come cambia il timbro?
E' diventata più bassa, quasi un sussurro, roca come un graffio sulla pelle.
Eppure, forte e profonda come un bacio.


Ti voglio.

No, non guardarmi adesso. Leggeresti nei miei occhi la mia voglia e non riusciresti più a liberartene.
Lascia che siano solo le mie parole a scivolarti addosso come una carezza.
I miei occhi sarebbero troppo, mentre guidi.
Ti direbbero che ho voglia di percorrere con le labbra la tua pelle, con le mani che nervose slacciano la tua cintura.
Ti direbbero che mentre guidi, ora, ti aprirei la camicia e i pantaloni, e lascerei il tuo desiderio libero di svettare sempre più duro.
Ti direbbero che ho voglia di assaggiare il sapore della tua pelle, di giocare sul tuo petto con la lingua, di tracciare lentissimi percorsi di saliva fino a giungere al tuo ombelico.
Ti direbbero che di me vedresti solo i capelli in questo istante, tra il volante e il tuo corpo, e mentre guidi ti farei entrare nel mio mondo attraverso la mia bocca.
Ti direbbero che ho voglia di vederti inarcare la schiena, protendere il tuo sesso e spingermelo in gola fino a regalarmi il tuo primo sapore salato.
Ti direbbero che se non stessi guidando, ora, ti salirei a cavalcioni, alzando la gonna sui fianchi, strusciando il mio sesso caldo e liquido al tuo, senza mai lasciarti entrare.
Non subito. Non prima di averti fatto l'amore con gli occhi.
Ti direbbero che poi vorrei sentirti scivolare piano, lentamente, nella mia carne, e restare lì, fermo immobile e senza fiato a sentire le mie carni stringersi alla tua, mentre gli occhi si raccontano le fantasie più ardite.
Ti direbbero che vorrei sentire il tuo comando sul mio corpo, mentre la tua mano si intreccia ai miei capelli e detta il ritmo della nostra danza.
Danza tribale, sempre più intensa, sempre più profonda. Senza controllo ormai.
Fino a urlare "fammi male".

No, non guardarmi adesso. Devi guidare.

mercoledì 24 aprile 2013

L'attico sui tetti di Roma

Quando in casa non è solo l'uomo a portare i pantaloni, capita sempre che alcune incombenze, tradizionalmente "maschili", ricadano anche su di lei, come ad esempio il dover avere a che fare con i tecnici, gli operai, gli idraulici, gli elettricisti, e come il dover risolvere le piccole situazioni di tutti i giorni senza abbassare mai la guardia.
Ecco, io sono una donna che porta i pantaloni, che quando è necessario si accorcia le maniche e si dà da fare, che non si ferma davanti ad una piccola difficoltà, che non ha paura di sporcarsi le mani o di seguire aspetti puramente tecnici, solitamente appannaggio del "maschio" di casa.

Qualche giorno fa, in assenza di mio marito partito per lavoro, mi sono dovuta occupare di una piccola seccatura: l'appartamento che ho avuto in eredità dalla nonna, un bellissimo attico piccolo ma panoramicissimo sui tetti di Roma, si era appena liberato; l'inquilino che lo aveva occupato per qualche anno era andato via, lasciando una situazione alquanto disastrosa in bagno. I sanitari, smontati senza precauzioni, avevano procurato danni e infiltrazioni d'acqua nell'appartamento sottostante. Quando l'amministratore mi aveva chiamata con urgenza, non mi era restato altro da fare se non prendermi un giorno libero dal lavoro per andare a verificare di persona i danni e cercare di risolvere il problema.
Così ho dato appuntamento al mio architetto di fiducia per valutare il da farsi e per capire quali lavori fossero necessari con urgenza, e con quale spesa.

Entrare in quella casa vuota però, arredata solo con un vecchio divano che avevo lasciato all'inquilino pochi anni prima, mi aveva fatto provare un brivido.
Immediatamente erano tornate alla mente scene di sesso rubato vissute proprio su quel divano, quando qualche anno prima quella era diventata la mia alcova, il mio piccolo rifugio segreto dove fuggire dal mondo, quando tutto il mio mondo mi sembrava una gabbia. 
Avevo avuto un periodo di depressione e confusione, periodo in cui il nero mi sembrava bianco e il bianco mi sembrava nero. Mio marito era sempre all'estero per lavoro, io ero sempre sola, il mio lavoro non mi piaceva più e non mi dava alcuna soddisfazione, il timore di non essere una madre sufficientemente capace mi angosciava, e così piano piano il verme del male nero mi era strisciato nell'animo.
E io mi ero curata a modo mio.

Avevo iniziato a dissociarmi da me stessa, dalla "me" mamma e moglie ineccepibile, ed ero diventata una donna diversa, una donna da film porno.
Avevo un lavoro che mi consentiva una certa libertà di movimento, facendo l'agente di commercio, e soprattutto che mi forniva molteplici contatti quotidiani con uomini di ogni tipo, e così ogni pomeriggio mi rilassavo sul divano della mia alcova con il fortunato di turno che avevo abbordato in qualche ufficio, con la scusa di mostrargli il campionario nel mio studio, o semplicemente con il mio toy in mancanza di meglio. 
Era diventata quasi una seduta terapeutica alla quale non mancavo mai. 
Avevo comprato un enorme letto a baldacchino, con lunghe tende leggerissime, candide e impalpabili, che velavano alla vista i miei peccati, quasi come un sudario nel quale avvolgere il mio io e curare il mio mal di vivere, ma amavo farmi possedere su quel vecchio divano di pelle, quasi a non voler macchiare il candore di quella parte di me che ancora resisteva tra le tende di quel baldacchino.

Anche lui, l'architetto, mi aveva avuta. E non una sola volta.
Proprio su quel divano, mentre discutevamo delle modifiche da apportare alla casa, allora in fase di ristrutturazione, i nostri corpi accaldati dal pomeriggio estivo si erano incontrati per la prima volta.
Fu con lui che capii che il sesso mi avrebbe salvato da me stessa.
Fare l'amore con lui era travolgente, appassionato e appassionante, e il nostro incontro si rivelò solo il primo di una lunga serie. Mi prendeva in piedi sul divano, mentre lui era seduto sotto di me, e mi succhiava anche l'anima attraverso la clitoride gonfia e pulsante, e poi mi scopava con una foga che avevo dimenticato da tempo. Urlavamo il nostro lato animalesco senza pudori alcuni, e ci graffiavamo la schiena e ci mordevamo con un'enorme fame di vita.
Farmi scopare da lui mi dava un senso di onnipotenza e di energia che nemmeno la più potente droga, o il più moderno psicofarmaco, mi avrebbe mai potuto fornire.
Così i nostri incontri si dilungarono per qualche mese, finché io non iniziai a volere di più, sempre di più, e iniziai a scopare con chiunque mi capitasse a tiro, finché non mi resi conto che per curarmi a modo mio dalla depressione ero finita in una dipendenza compulsiva dal sesso, e anche lui, Francesco, mi aveva allontanata.

Mi feci curare da un bravo psichiatra, con il sostegno di una psicanalista, e ritrovai lentamente il mio equilibrio instabile di moglie e madre. Affittai l'attico in fretta e furia per disfarmi dei miei ricordi e ritornai nei ranghi di moglie e madre, senza che nessuno della mia famiglia capisse nulla di quello che avevo vissuto negli ultimi due anni.

Ma quel giorno mi ritrovavo improvvisamente di nuovo lì, catapultata nei miei ricordi e immersa nuovamente nel mio rifugio e nel mio piccolo personale inferno, seduta su quel divano ad aspettare lui, proprio lui.
Le dita, guidate dai ricordi, avevano iniziato immediatamente a scendere tra le cosce, mentre immagini di quel sesso così forte e profondo da far male, ritornavano alla memoria come frame di un vecchio film che avrei rivisto volentieri ancora, e ancora.
Senza quasi rendermene conto avevo iniziato a masturbarmi, a lasciar entrare due dita nella mia carne umida, e poi altre e altre ancora.
Il respiro stava diventando sempre più corto, sempre più affannoso, mentre le dita non mi bastavano più.
Avevo voglia di essere posseduta come allora, con forza, in ogni apertura del mio corpo. Violata e salvata.

Avevo ancora le dita intrise di me, quando sentii bussare alla porta. 
Mi alzai velocemente dal divano, abbassai la gonna che avevo alzato per masturbarmi ma lasciai la camicetta aperta a lasciar intravedere l'intimo in pizzo. 

Avevo voglia che capisse subito che lo desideravo ancora come allora, ma volevo che questa volta fosse lui a prendere l'iniziativa, sempre che ne avesse avuto ancora voglia.

Ma quando aprii la porta, la sorpresa fu di trovarmi di fronte due uomini: lui, Francesco, e il suo operaio, un ragazzo sulla trentina di una indisponente bellezza mediterranea.
Occhi neri profondi e un sorriso malizioso spiccavano sul viso solare e fresco, e mentre abbracciavo e salutavo Francesco, dopo quasi tre anni che non ci incontravamo, cercando alla meglio di chiudere i bottoni della camicetta, il ragazzo mi fissava con occhi che non lasciavano spazio ad alcun dubbio sui pensieri che stavano passando per la sua mente in quel momento.
Forse anche l'odore del sesso, che avevo ancora appiccicato sulle dita quando gli avevo stretto la mano, gli aveva lanciato un messaggio chiarissimo: avevo voglia di essere scopata, e lui lo aveva capito prima ancora dell'architetto, che intanto mi parlava in silenzio con lo sguardo. Negli occhi di Francesco vedevo riflesse le stesse immagini che poco prima mi avevano provocato tanta eccitazione, gli stessi ricordi riaffiorare alla mente come fossero vissuti solo ieri.

Non avevamo bisogno di parlare per ricordare i nostri pomeriggi lì, e tra una frase e un'altra puramente tecnica, sul tubo rotto e sul tappo non messo, e sulla necessità di rompere le mattonelle per riparare il danno, avevamo già silenziosamente deciso che da quella casa non sarebbe uscito senza scoparmi ancora una volta.

Intanto l'operaio armeggiava con i tubi del lavandino, in nostra presenza, ma improvvisamente, mentre cercava di aprire una valvola dell'acqua, il rubinetto gli si ruppe tra le dita, schizzandomi completamente e lasciandomi totalmente bagnata, dalla punta dei capelli alla punta dei capezzoli.
Ci mancava solo questa...
Mi ritrovai improvvisamente sola in una casa vuota, la mia alcova, con due uomini. Ero completamente bagnata di acqua sui vestiti e di umori tra le cosce, e così quell'io che avevo represso per anni con i farmaci e con lunghe sedute dalla psicanalista, era venuto improvvisamente fuori, schizzato con forza dirompente come l'acqua che zampillava da quel rubinetto rotto.
Mi venne anche il dubbio che il ragazzo intraprendente lo avesse quasi fatto di proposito, a bagnarmi tutta.

Non seppi resistere, iniziai a spogliarmi di quei vestiti bagnati, restando solo in intimo e autoreggenti, mentre il ragazzo aveva chiuso velocemente l'acqua e aperto la zip dei pantaloni, e Francesco invece era rimasto per un attimo inebetito, indeciso se prendermi o lasciarmi, o iniziare un gioco nuovo con me, da protagonista.

Per rompere ogni indugio iniziai a parlare 
- Ora faremo un gioco - dissi - mentre i miei vestiti si asciugheranno... io mi benderò e voi mi prenderete, su quel divano, insieme, e io dovrò indovinare chi sta sotto e chi sta sopra, chi dietro e chi davanti, chi mi scoperà la bocca e chi il culo, e per premio, se indovinerò, mi regalerete i vostri orgasmi-
Si guardarono complici e, senza che li invitassi ulteriormente,  iniziarono a toccarmi e baciarmi, mentre lasciavamo il bagno per accomodarci sul divano.

Non lo avevo mai fatto con due uomini contemporaneamente. La mia perversione, che credevo ormai sopita, stordita da anni di psicofarmaci, aleggiava ancora in quella casa come aria viziata, come l'odore del sesso che non va via dalle narici e dalle pareti di una stanza, dalle dita usate per masturbarmi.
Era lì con me, con Francesco, e con quel ragazzo che fino a pochi minuti prima non immaginava neanche lontanamente come si sarebbe evoluto il suo pomeriggio di lavoro.

Dalla borsa presi la mascherina che usavo per riposare sul treno, quando durante le trasferte fuori città cercavo di recuperare attimi di relax, e la usai per chiudere gli occhi su ciò che stava per accadermi.
Distesa a gambe aperte sul divano, sentii lingue percorrermi e assaporarmi, tra le labbra e sul corpo, denti mordere piano i capezzoli intirizziti attraverso la stoffa leggera del reggiseno, dita entrarmi nella carne intrufolandosi sotto la stoffa leggera del perizoma, a sondare il terreno già fertile e umido.
Ero soggetto e oggetto del piacere di tutti e tre, usata e usante. 
Accolsi in gola sia il cazzo di Francesco, che avrei riconosciuto a occhi chiusi tra mille, per il suo sapore e per la cappella enorme che mi aveva sempre fatta impazzire, sia quello del ragazzo eccitatissimo dalla situazione inaspettata, talmente tanto eccitato da iniziare poi, subito dopo, a scoparmi a pecorina con la forza della giovinezza, mentre io mi dedicavo a fare un pompino a Francesco. Sentivo le sue palle sbattermi contro la pelle, producendo quel rumore bagnato di sessi impazziti che scivolano l'uno dentro l'altro, l'uno sull'altro. 
Mi scopò per diversi minuti, schiaffeggiandomi le natiche come una cavalla da domare, finché non si fermò e mi fece cavalcare su Francesco, che fino a quel momento avevo succhiato con la mia solita fame.
Sentii diverse dita entrare nel mio culo, mentre scopavo come una cagna in calore, dita bagnate di me e di saliva, ad ammorbidire la rosellina stretta che stava diventando sempre più elastica.
Francesco era sotto di me, lo sapevo perfettamente, riconoscevo il suo cazzo entrare e uscire dal mio corpo come allora, con profondi e veloci colpi di reni, mentre mi sostenevo su un solo piede a terra.

Poi improvvisamente tutto si fermò, i movimenti congelati in un attimo eterno in cui Francesco era uscito dal mio corpo per agevolare il ragazzo che stava per incularmi.
Con l'aiuto di moltissima saliva e di un'eccitazione incontenibile, in poche spinte mi fu dentro fino a sentirlo arrivare quasi allo stomaco, fermo ad aspettare che anche Francesco entrasse nuovamente dentro me.
Una sensazione di pienezza indescrivibile, come se non ci fosse più spazio nemmeno per me nella mia stessa carne, mi avvolse quando sentii entrare la cappella nella fica grondante, stretta da un'altra presenza dietro, e quando iniziarono a muoversi all'unisono, sincronizzati perfettamente nei movimenti e nelle spinte profonde, impiegai pochissimi minuti a godere come mai prima di allora.
Urlai, ruggii, e mentre con le unghie perforavo le braccia di Francesco, e venivo di un orgasmo esplosivo, mi accasciai sul petto di Francesco, che mi chiese se potesse venirmi dentro.
- Si, vieni dentro di me, si, ora, voglio sentirti pulsare e riempirmi -

A queste parole anche il ragazzo si lasciò andare e vennero entrambi quasi contemporaneamente, lasciandomi esausta e piena, mentre i loro caldi semi mi traboccavano da ogni piega del corpo.

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Ho rimesso in affitto quell'attico.
Due stanze, bagno e cucina. Terrazza panoramica a livello sui tetti di Roma. Libero subito.


sabato 20 aprile 2013

Sogno

Lento scivola il tuo sguardo su di me, mi spoglia piano senza toccarmi, mi mette a nudo pur lasciandomi coperta. Nuda dentro.
I tuoi occhi e la tua bocca entrano nelle mie fantasie e mi scoprono per quella che sono davvero, al di sotto della maschera che indosso, per quella che non mostro a nessuno meno che a te.
I tuoi occhi mi accarezzano piano, e sanno già cosa voglio. Come lo voglio.
In silenzio le tue mani seguono il percorso fatto dallo sguardo, una carezza sul viso, che piano scende lungo il collo a cercare altre pieghe, altre colline, altre emozioni. Scrutano, sfiorano, stringono.
Senza mai lasciare i miei occhi senza i tuoi.
Mi perdo in tutto questo fuoco che arde nel tuo sguardo.
Mi ritrovo solo quando sei dentro di me.
Ma poi riapro gli occhi e non ci sei già più...

domenica 14 aprile 2013

il Sorriso del Salice Piangente: Stretta

il Sorriso del Salice Piangente: Stretta: Spogliandolo di ogni cosa, leccava e accarezzava il suo corpo come volesse addolcirgli lo sguardo. Lui la stava fissando, guardandola...


Adoro quello che scrive questo blogger, è uno dei pochi che riesca ad emozionarmi con quello che scrive. Volevo condividere con voi il piacere di leggerlo.


giovedì 28 febbraio 2013

Il mio regalo


Dove sei?
Ti sento qui con me ma non ti vedo, come un profumo di spezie antiche portato dal vento che mi avvolge e resta sulla pelle a farmi sognare.
Sei nei miei occhi, chiusi come fossero cassetti, custodito come un prezioso monile, segreto come una notte d'estate e di passione.

E così ad occhi chiusi ti chiedo un regalo.
Strappami l'anima dalle mani, sono io che te la sto porgendo;
incendiala, ti prego, con un tuo sguardo e poi leniscila con un bacio appena sfiorato.
Spogliami di ogni pudore e vestimi di te, e quando il respiro rotto e le gote arrossate ti parleranno del mio desiderio, prendimi con vigore, senza pietà alcuna.
Il mio piacere sarà il mio regalo per te.



mercoledì 27 febbraio 2013

Occhi bassi



Mi chiedi di tenere gli occhi bassi, di non stuzzicarti ché altrimenti me la farai pagare, ma io ti sfido a testa alta, con gli occhi di fuoco e un sorriso malizioso.

Voglio che tu vi legga tutta la passione e la voglia, tutto il mio desiderio di morderti e poi leccarti le ferite. 

Di farmi mordere e poi leccarmi le ferite.
Non abbasserò lo sguardo neanche quando la tua voglia di possedermi con forza animalesca mi farà male, mi farà arrossare la pelle. 
Neanche quando intreccerai le dita tra i miei capelli, e non sarà per una carezza.
Neanche quando sarò sopra di te e mi girerai come una bambola, artigliandomi i fianchi con forza per entrarmi fin dentro l'anima sculacciandomi come una cavalla al galoppo.
Voglio che tu sappia che non abbasserò lo sguardo, nemmeno quando perderò.
Lo sai che perderò, lo so anche io, e mi piacerà perdere. Perdere il mio controllo.
E perdendolo avrò vinto.


domenica 17 febbraio 2013

La mia valigia



Sono in partenza ormai, in partenza per il mio primo breve viaggio da sola, dopo tanti anni. 
In valigia ho messo poche cose ma tanto entusiasmo, tante fantasie, tante speranze.

E soprattutto, in valigia, ho messo il ricordo di te.

Mi aggirerò per le strade della tua città sognando di incontrarti, di essere improvvisamente trafitta da due occhi blu che mi cercano ancora, o anche solo di calcare il suolo che calchi tu, di camminare sui tuoi passi, di confondere il mio respiro con il tuo. Di rabbrividire per lo stesso vento che farà rabbrividire te. Di bagnarmi con la stessa pioggia che bagnerà te.
Mi siederò su quella panchina in piazza a pensare, guarderò le vetrine, passeggerò da sola, farò la fila per salire sulla metro, sempre con in mente il desiderio di incontrarti. 
E ti incontrerò comunque.

Tu sarai con me, nelle mie tasche a riscaldarmi le mani, nel mio maglione a battere forte, nei miei respiri a diventare fumo, nelle mie gambe accavallate ad aspettarti. Sarai nelle mie braccia che stringono un sogno, sulle mie labbra che baciano una tazza bollente, nei miei occhi chiusi sul mondo e aperti su un NOI che so che non esiste.
Sarai nei miei brividi sulla schiena, seduta in un teatro ad ascoltare la nostra canzone.
Sarai lì con me in ogni istante. Ti sentirò sulla pelle come una carezza, nella mente come una musica soave, e mi avvolgerai con il tuo abbraccio caldo e forte, dolce, senza braccia e senza mani.

Sarai nelle mie voglie liquide che lente scenderanno sulle cosce calde, scoperte per te.
Sarai con me nella mia valigia sul letto, e mi bacerai con le parole mentre da sola in una stanza buia, muta perfino nei sospiri, ti regalerò le mie mani a darmi piacere. Sarai nella mia attesa.
Sarai nei miei seni sfrontati, esuberanti, che stringerò per te, che leccherò per te.
Sarai nelle mie dita che succhierò poi avida donandoti ciò che è vero pur senza esserlo.
Sarai dentro me.

E sorriderò con le lacrime agli occhi, anche se non ci sarai. 
Sorriderò pensando che anche tu, come me, mi porti nelle tasche e nel maglione, che mi cerchi ancora al di là del tempo, in una canzone, in una sigaretta, in una carezza ad un gatto.
Nelle tue dita e nei tuoi occhi chiusi.

Amicoamanteamore non vissuto, sei sempre nella mia valigia.

mercoledì 13 febbraio 2013

La scommessa

Ho deciso di voler giocare, e il mio gioco sarai tu. 

Mi aggirerò in galleria, cercandoti tra la gente. So che ci sarai, e tu sai che sarò lì per te, ma non sapremo di preciso chi cercare. Non ci conosciamo. Non ancora. 
Sei l'uomo che mi turba solo con le sue parole, ma sei un uomo senza volto e senza corpo. 
Sei l'incarnazione della mia fantasia, ideale del perfetto sconosciuto che improvviso ti prende e ti mette spalle al muro solo per rubarti un brivido con un bacio. Sensuale e spudorato. 
Guarderò negli occhi ogni uomo solo, e cercherò i tuoi occhi in tutti gli occhi curiosi che incontrerò. Osserverò con sguardo da gatta ogni passante, e cercherò in ognuno quel piccolo segnale che è il desiderio, intrigo, gioco, passione, sperando di trovarlo in sembianze a me gradite. Sperando di sentirne l'odore avvolgermi. E tu farai lo stesso. 
Tu stai cercando me e io sto cercando te, al buio, bendati dalla nostra stessa incoscienza eppure vogliosi di vedere, in questo gioco intrigante ma così vago. Vedere se saprai davvero riconoscere la mia essenza tra la gente, e io la tua. Una scommessa ardua ma invitante. 
Avrai il coraggio di farlo, di guardare una donna dritto negli occhi e poi baciarla sul collo, non essendo sicuro di avermi trovata, di avermi riconosciuta? Come saprai per certo che quella donna sono io e non un'ignara donna di passaggio, che potrebbe non gradire e mollarti un ceffone? 
Voglio, fortemente voglio, che tu mi trovi. Voglio perderla questa scommessa, sentirti arrivare alle mie spalle e avere il fiato mozzo. Sentire la tua voce che mi sussurra tra i capelli "ti ho trovata" e con le gambe tremanti girarmi a guardarti per la prima volta. 

Mi muovo lenta e sensuale, sapendo che potresti essere in ogni passante, in ogni angolo ad osservarmi silenzioso. Potresti essere quel tizio seduto lì a quel tavolino, a leggere il giornale con finta indifferenza, oppure quell'altro lì davanti, che cammina solo con la sua ventiquattrore. O quello dall'aria scanzonata appoggiato a quel muro. O il motociclista temerario col casco sotto braccio che sfida il freddo di febbraio. 
Sei in ogni uomo e in nessuno di loro, perché sei solo nella mia fantasia. 
Guardo una vetrina con fare indolente, lasciando scivolare lo sguardo al riflesso sul vetro, per sapere se sei dietro di me. Ancora non ci sei. Mi siedo allora al tavolino di un bar e ordino il mio tè. 
Darò spettacolo, e lo darò per te. Inizio a mordermi il labbro inferiore, mentre una mano scivola piano a carezzare la scollatura, il cappotto un po' aperto, la gonna dall'orlo leggermente sollevato a scoprire solo l'idea della balza, e quella mano che imperterrita e senza pudore, va a cercare il mio calore per te. 
Ora gli occhi puntati su di me potrebbero essere quelli di un qualunque spettatore che ha avuto la sua giornata fortunata, e guarda ciò che è il mio spettacolo per te. Mordicchio un dito con aria impaziente, sento il mio stesso odore, e poi gioco sul bordo della tazza. 
Ti sto aspettando da tempo ormai, e voglio, intensamente voglio che tu mi trovi. 
Fai presto, perché anche se l'attesa del piacere è essa stessa piacere, sto diventando impaziente.



martedì 5 febbraio 2013

Gli amori mancati


"Degli amori mancati per un soffio non ne parla mai nessuno. Nessuno capisce che non sempre si continua a vivere come prima se pure il proiettile ti schiva e cambia traiettoria, che ciò che ferisce a volte non è mai accaduto, non sempre è il prodotto di una fine.
E' solo troppo difficile da raccontare per essere credibile e così diventa un segreto che muore con te."

Massimo Bisotti

Il mio amore mancato sei tu, uomo invisibile eppur presente.
Non ti ho mai avuto accanto eppure ti ho accolto nell'anima.
Non ho mai sentito la tua voce, eppure ancora mi parli dentro.

Nulla potrà più essere come prima, ora che non ci sei.
Anche ora, che non ci sei mai stato.
Mi manchi pur non avendoti mai avuto.



martedì 29 gennaio 2013

Bugiardo


Gli italiani? I più bugiardi

Secondo una ricerca, gli italiani risultano essere i più menzogneri in chat e nella vita virtuale in genere.

"Lo scettro dei più bugiardi d'Europa, quindi, va agli italiani. Con una percentuale del 72% i rubacuori nostrani primeggiano nell'arte di vendersi online per quello che - decisamente - non sono. Le potenziali prede vengono dunque ingannate con descrizioni fantasiose del proprio aspetto fisico, spesso correlate da immagini fotografiche ritoccate digitalmente o addirittura risalenti a diversi anni prima.
Gli argomenti tabù riguardano l'aspetto fisico e in particolare il peso, mentre dalla ricerca emerge che, almeno in Italia, la calvizie non è più un difetto da nascondere. Continuando nella classifica dei più bugiardi online, si scopre che con il 58% di incontri andati male per omissione di dettagli fisici rilevanti seguono i tedeschi, con il 56% i francesi e con il 55% gli inglesi. Tra gli intervistati i più sinceri sono gli olandesi che, con una percentuale del 48%, sembrano non farsi troppi problemi nel condividere le informazioni personali."

Bugiardi, lungi da me.

giovedì 24 gennaio 2013

E poi...


E poi arrivi tu e tutto il mondo scompare
Entri piano
Quasi in punta di piedi
Ma la sola tua voce soffiata
È per me un uragano
Il solo sfiorarmi con gli occhi
È un terremoto interiore
Un solo tuo tocco per me
È un incendio che avvampa
Senza controllo
Senza orgoglio
E poi...e poi
Le domande senza risposta
Lasciano posto alla voglia
Di averti dentro
Di averti sopra
Di averti sotto
Di averti accanto
Di averti ancora
Di averti mio
Perché noi siamo
Note intonate
Di una melodia

E poi arrivi tu e tutto il mondo scompare
In silenzio
Parlano solo le nostre anime

martedì 15 gennaio 2013

L'uomo che amava le donne

Era da molto tempo che non lo incontravo.
Lui è stato il  mio primo amante, l'unico vero Amante, quello che mi ha aperto le porte dell'inferno aprendomi le cosce, e che mi ha aperto le porte del paradiso sussurrandomi "ti voglio".
Quello che ho amato con il corpo, ma prima ancora con la mente.
Quello che mi è entrato nell'anima prima di entrarmi dentro la pelle.
Quello che ho dovuto strappare via a morsi dal mio cuore.

Di lui ho sempre amato e odiato contemporaneamente il suo essere stupendamente, sfacciatamente,  irrimediabilmente stronzo.
L'ho capito tardi com'è, e quando l'ho capito non ho smesso di desiderarlo. Anzi, forse il mio desiderio di averlo dentro di me si è acuito in modo quasi doloroso.
Se le scopa tutte le donne, tutte quelle che gli capitano a tiro, tutte quelle che gli fanno capire che ci stanno, tutte quelle che gli fanno capire che è sexy.
Perché sexy lo è.
E' maledettamente sexy, soprattutto quando indossa con nonchalance la sua barbetta di pochi giorni su un sorriso appena accennato, la maglietta aderente strappata sulle maniche, il pantalone della tuta che lascia intravedere forme generose e quel velo di sudore che gli rende la pelle un po' lucida, mentre fa la sua lezione di fit-boxe.
Con un sorriso ammaliatore è sempre pronto a fare complimenti a tutte, a farle sentire tutte belle e uniche, anche se di unico non hanno nulla per lui.
E' un benefattore del sesso. 

L'istruttore sexy di fit-boxe
Oggi pomeriggio in palestra non mi aspettavo di ritrovarmelo davanti come istruttore.

Dopo i bagordi alimentari delle feste ho deciso di ritornare ad allenarmi, scegliendo questa volta una palestra nuova, aperta da poco tempo a due passi dal mio ufficio, per poterci andare nelle ore di spacco e non avere alcun alibi per rinunciare, e quando sono entrata in sala, pronta a prendere a cazzotti e a calci il sovrappeso, mi si è gelato il sangue nelle vene e immediatamente mi sono sentita sciogliere dal fuoco che mi ardeva dentro.

I nostri sguardi si sono incrociati per un'istante infinito, facendo sparire il mondo intorno a noi.
Neanche lui si aspettava di rivedermi, eppure quel sorriso sornione che mi ha sempre stregata, in un solo attimo è comparso sulla sua faccia da schiaffi aprendomi una voragine nel ventre.
Quando mi si è avvicinato per darmi il benvenuto nel corso e aiutarmi a sistemare le fasce sulle nocche, con gli occhi più arrapati che abbia mai visto in un uomo, mi ha sussurrato con un filo di voce roca "sei sempre bellissima, non mi aspettavo di rivederti qui" e intanto mi ha accarezzato lievemente il palmo della mano col pollice, facendomi rabbrividire.

La lezione è stata stancante e impegnativa, ma se dovessi dire con precisione cosa ho fatto non me ne ricorderei. Ero completamente intrappolata in un loop mentale in cui l'inizio e la fine dei miei pensieri era sempre lo stesso: volevo ad ogni costo rifare l'amore con lui.

Sapevo che non sarebbe stato come prima, sapevo di fare forse una stupidaggine che mi sarebbe costata cara, ma desideravo averlo dentro di me ancora una volta e il pensiero malsano che così, dopo tre anni dalla fine del nostro amore, avrei potuto esorcizzarlo e liberarmene, facendo solo del sano sesso senza amore, mi aveva ormai convinta di doverlo riavere.
Potere della mente. Quando ti prende la voglia non c'è ragionamento sensato che tenga. E io lo volevo a tutti i costi.
Era come se il tempo non fosse mai passato tra di noi e sentivo uguale a tre anni prima, più forte che mai, la stessa urgenza di averlo pelle nella pelle.

Il corpo parla di desiderio
Anche il mio corpo parlava: i capezzoli, dritti e doloranti, spuntavano dispettosi dalla stoffa della maglietta dicendo chiaramente cosa gli stessi urlando in silenzio: 
"Scopami, scopami qui, subito, davanti a tutte queste donne. Tu sei mio ed io sono tua, ancora. Scopami con gli occhi e con le mani, prendimi con forza da dietro mentre stringo il sacco, mordimi sul collo mentre mi dici che mi vuoi, che sono tua, fammi urlare di piacere e di dolore. 
Scopami, ora. Artiglia i miei fianchi per dettare il ritmo del nostro amplesso. Scopami con forza e poi con dolcezza, come solo tu sai scoparmi, mentre con le mani percorri i miei sensi infuocati e con la bocca ti disseti di me.
Prendimi ancora, scopami mentre mi guardi dritto negli occhi, mentre il tuo petto spinge sul mio, mentre le mie unghie ti entrano nella schiena, e ancora una volta fammi perdere il senso del tempo e del mio corpo.
Scopami. Lascia che ti cavalchi come una cavalla al galoppo, con i capelli sciolti lungo la schiena, mentre i seni ondeggiano davanti ai tuoi occhi carichi di desiderio.
Sorridimi, mordimi, leccami, baciami, sorprendi i miei sensi con le tue voglie, scopami con rabbia e con furore, dimmi col corpo, e senza una sola parola, quanto ti sono mancata. Scopami, ti prego, scopami ora, qui distesi per terra..."

Credo che il mio messaggio silenzioso, nascosto maldestramente da un telo ad asciugare la fronte e a coprire gli occhi nei momenti di imbarazzo, e da gesti che cercavano di celare quanto ormai il mio corpo non riusciva più a celare, gli sia arrivato forte e chiaro fino all'ultima sua cellula.
C'era una sorta di elettricità, un continuo cercare i nostri occhi tra gli altri, un continuo sfiorarsi volontariamente mentre mi mostrava le posizioni da assumere per fare correttamente gli esercizi.
Un continuo annusare i nostri corpi sudati alla ricerca dei nostri odori.

Alla fine della lezione ero sfinita, eccitata e bagnata. Non so quanto fosse sudore e quanto fosse il mio desiderio colato visibilmente a bagnare il fuseaux, ma credo che a lui non sia sfuggito il dettaglio, perché alla fine della lezione mi ha chiesto di restare un attimo con lui prima di andare negli spogliatoi, con la scusa di mostrarmi un calcio che non ero riuscita ad eseguire correttamente. Mi ha fatto sollevare la coscia in un gesto tecnico, e poi, tenendomi ferma con il piede all'altezza quasi delle sue spalle, mi ha accarezzata lentamente  tra le cosce e mi ha detto "mmmh...vedo che non sono solo io a fare pensieri strani..."


"...Ti voglio- mi ha sussurrato in un orecchio, carezzandomi il collo con le labbra- voglio riaverti ad ogni costo, mi hai fatto impazzire per tutta la durata della lezione. Fai l'amore con me ora, qui in palestra. Io non ho altre lezioni dopo e il mio socio oggi non c'è. Resta qui con me, non dirmi di no."

Non riuscivo a parlare, sapevo che qualunque parola mi fosse uscita dalla bocca sarebbe stata partorita da un ragionamento, rovinando quel momento, così, invece di parlare, ho iniziato a torturarmi lentamente un capezzolo e a mordermi il labbro inferiore.
Lo so quanto gli piaccia guardarmi, lo so quanto lo faccia impazzire sentire il mio respiro diventare man mano più affannoso. Lo so che se non abbasso lo sguardo e lo sfido a prendermi quando non può, lo mando fuori di testa. Lo so bene cosa gli piace.
E così ho iniziato a dargli un assaggio di ciò che voleva e che io desideravo dargli.
Ho iniziato a giocare con lui, sapendo che non poteva ancora reagire alle mie provocazioni, non subito, e che l'attesa sarebbe stata insopportabile per entrambi. Un'attesa molto eccitante.
C'era ancora tutto il gruppetto di signore negli spogliatoi a fare la doccia e a chiacchierare rumorosamente di quanto fosse carina la camicetta appena acquistata, e di quanto fosse bravo il dietologo del centro estetico, e di quanto fossero contente delle nuove tate indiane appena assunte...
Bla bla bla. Fate in fretta e andate via, maledizione.
"Sei nuova del corso, ho intenzione di metterti in pari con le altre in modo da farti seguire al meglio la lezione"- diceva a voce un po' alta in modo da farsi sentire e giustificare la mia prolungata presenza insieme a lui. Ma in fondo a me piaceva l'idea che le altre avessero capito cosa sarebbe successo di lì a poco. Mi piaceva l'idea che avessero capito che ero io la "prescelta" e che lui mi avrebbe presa lì, proprio dove molte di loro sognavano di essere prese e non avevano il coraggio di farglielo capire.

A cavalcioni sul sacco
Quando la porta si è chiusa dietro la schiena dell'ultima signora andata via, appoggiata a cavalcioni sul sacco, ho aspettato che mi si avvicinasse.
In pochi istanti mi si è avvinghiato addosso, le sue mani mi si sono intrecciate tra i capelli mentre in un bacio lunghissimo si sono sciolte tutte le nostre voglie represse.
" Dio mio, quanto ti voglio, il mio posto è dentro di te"
e dicendo queste parole mi ha spogliata di quei pochi indumenti fradici di sudore e umori che mi coprivano mentre io gli slacciavo la tuta. Ha leccato i miei seni sudati e salati, mordicchiandomi i capezzoli induriti, e poi mi  ha sollevata tra le braccia e mi ha impalato a secco sul suo sesso già duro, tirato fuori il minimo indispensabile dalla tuta. 
Tenendomi con la schiena appoggiata al muro, ha iniziato a pomparmi dal basso, sostenendomi le natiche con le sue forti braccia, con una furia che non ricordavo da tempo. Avevo rimosso ogni ricordo del piacere intenso che riuscivo a provare con lui, per cercare di dimenticarlo. Ma eccolo che con i suoi colpi profondi era ritornato prepotentemente a farmi ricordare nei minimi dettagli ogni singolo orgasmo, e a farmi godere col suo corpo stupendo e col suo volermi intensamente, in modo quasi disperato.
Non c'è niente che mi ecciti di più del vederlo eccitato per me.

Il primo orgasmo è stato un torrente in piena che ci ha travolti così, in piedi e dopo pochissimi minuti, dandoci la sensazione di poter finalmente tornare a respirare dopo una lunga apnea.

Poi, baciandoci profondamente e senza  più urgenza, siamo scivolati sul tappeto e abbiamo ripreso a dedicarci a noi con la voglia di esplorarci e ripercorrere i nostri sentieri del piacere, e quando mi ha adagiata sulla panca per gli addominali, scopandomi nuovamente così, lentamente, a testa in giù, la posizione inconsueta, con il maggiore afflusso di sangue al cervello  e con il suo pene a stimolare la parte anteriore del mio sesso, mi ha regalato un orgasmo lunghissimo e intenso. I miei gemiti incontrollati, appena attutiti dalle pareti rivestite della palestra, lo hanno finalmente fatto sentire autorizzato a lasciare andare il controllo avuto fino a quel momento e così mi ha inondata del suo seme sul seno.
Siamo stati per quasi due ore a rotolarci sui tappeti della palestra e a prenderci su ogni attrezzo e su ogni tappeto, nelle docce e sulla scrivania del suo ufficio, baciandoci dolcemente e poi scopandoci in modo quasi rabbioso, con le unghie e con i denti a segnarci la carne.
E' stato un bellissimo ritorno al passato, ma con uno sguardo nuovo al futuro.
Libera da condizionamenti psicologici, libera da un amore che mi faceva star male per la mia eccessiva gelosia, sono riuscita a godere veramente del sesso con lui, l'uomo che ama tutte le donne, il benefattore del sesso, e che in quanto tale non mi appartiene se non durante le poche ore che mi dedica e in cui mi scopa divinamente.
Me lo farò bastare. In fondo è quella la sua specialità: il sesso.
Lui sarà il mio sport da oggi in poi. Mi farò scopare ogni volta che ne avrò voglia, ogni volta che dovrò rimettermi in forma, ogni volta che vorrò godere, senza troppi sentimentalismi. Libera dall'amore.

In ufficio sono tornata notevolmente in ritardo e visibilmente stanca.
"Hey, ma in che palestra sei andata?- mi ha chiesto il mio capo- hai un'aria distrutta ma una luce speciale negli occhi" osservandomi con uno sguardo attento e stranamente curioso.
"Lo sport è un vero toccasana....credo che finalmente sarò più costante nel frequentare una palestra per rimettermi in forma..."

Sex-boxe





martedì 8 gennaio 2013

Amo...


Amo specchiarmi nei tuoi occhi quando mi guardi e vedere le tue mani stringersi in un pugno, le nocche bianche, perchè non puoi avermi, non qui nel tuo ufficio, non subito. 
Amo leggere la voglia che hai di me in ogni tuo gesto, nel tuo odore che cambia, nel tuo respiro spezzato a metà. 
Amo sentire la tua voce che mi sussurra roca, graffiante, che mi vuoi. Subito.
Amo scorgere il tuo desiderio sempre più evidente quando il mio profumo arriva alle tue narici, il profumo delle mie mani, il profumo del mio desiderio impazientemente toccato, accarezzato, di nascosto come una ladra, e poi portato alla tua bocca per zittirti.
Amo mostrarti il mio lato più sfrontato, mostrarmi più sfacciata di quel che realmente sono per provocarti e perdermi tra le tue braccia e ritornare poi bambina, pura, innocente. La tua bimba. 
Amo essere ciò che sono e ciò che non sono, per spiazzarti, per sorprendere i tuoi sensi e la tua mente. 
Amo quel filo che ci unisce anche quando siamo lontani e che ci fa sentire l'uno accanto all'altra, anche quando accanto a noi c'è qualcun altro. 
Amo chiudere gli occhi e immaginarti qui, su di me, che sfiori lento la mia pelle con gli occhi e con la bocca. 
Amo sedurti e lasciarmi sedurre da te, con le mani e con gli occhi, con il corpo e con le parole. Con le attese interminabili e con la fretta di averci l'una dentro l'altra.
Amo....
Amo....

sabato 5 gennaio 2013

La Befana vien di notte...

...Con le scarpe tutte rotte...


Questa notte, a cavallo della mia scopa, verrò a trovarti a casa tua, mentre dormi.
Aspetterò che tu sia completamente immerso nei tuoi sogni e poi mi farò strada nel calore delle lenzuola alla ricerca del tuo corpo, camminando carponi come un gatto. Solleverò piano un lembo per accarezzarti, ti sentirò reagire al mio tocco lieve, in modo inconsapevole, mentre sei profondamente perso tra le braccia di Morfeo.
E poi, silenziosa e invisibile, mi infilerò sotto le coperte.
Non saprai subito che sono lì. Sarò lieve come un sogno.
Sognerai le mie labbra sfiorarti l'addome. Sognerai la mia lingua calda percorrere la tua pelle. Sognerai le mie mani insinuarsi nei boxer. Sognerai il tuo sesso sparire nella mia bocca.
E poi, quando improvvisamente il piacere sarà così forte da non poter essere solo un sogno, e aprirai gli occhi, allora tu sarai mio.
Ti farò scivolare sotto di me tenendoti una mano sulla bocca per zittirti.
Le mie dita saranno i tuoi dolci da succhiare, le tue caramelle intrise di me.
Sentirai il mio sapore sulle labbra senza avermi ancora accarezzata. Senza avermi ancora baciata.
E con gli occhi ancora semichiusi, tra sogno e realtà, ti farò mio.
Sentiremo la tua carne scivolare nella mia, lentamente, pienamente.
E cosa c'è di più dolce del fare l'amore?


Questa notte il tuo dolce sarò io.
E tu sarai il mio.

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