domenica 11 dicembre 2011

Lucia

L’aria fresca della sera entrava dalle finestre ancora socchiuse per far uscire il fumo delle sigarette degli invitati. Mentre Lucia stava chiudendo le imposte, trovandosi ancora girata verso la finestra, si ritrovò la mano di Mario tra le cosce. Rude e violento come sempre. Non le dette neanche il tempo di girarsi che le alzò la gonna e le strappò la mutandina, e in un attimo le fu addosso per possederla da dietro con l' abituale forza e mancanza di amore. La possedette lì, inchinata sul davanzale della finestra, velocemente e in silenzio, e la sorpresa per Lucia fu quella di arrivare ad un orgasmo mai provato fino ad allora. La paura, l’istinto animalesco che è in ognuno di noi, quella volta l' aveva colta di sorpresa. Mai avrebbe immaginato di provare tanto piacere ad esser posseduta così, a crudo, senza alcun preliminare, senza alcun preavviso. Sentire il suo uomo bruto ansimare dietro di lei, mentre le stringeva il seno e la sbatteva con violenza, le aveva procurato un piacere inaspettato dovuto al fatto che lì ora non c’era solo Lucia, la povera e timida Lucia, depressa e solitaria, vittima di anni di soprusi e violenze domestiche. Lì con quell’uomo ora c’era anche Marianna, la donna sicura di sé, esperta e sessualmente libera, abituata a sperimentare e godere. E in quel momento era lei a godere. La donna che era diventata durante i lunghi mesi di assenza di suo marito era libera e felice, sicura di sè, e non si chiamava Lucia. Si era ricostruita una vita, cominciando dal nome. Aveva cambiato lavoro, casa, città, nella speranza di non dover mai più vedere l'uomo che per anni l'aveva trattata come una serva, umiliandola quotidianamente.
Ma era tornato e l'aveva trovata.....
Ancora sorpresi e senza fiato, si guardarono negli occhi per la prima e per la millesima volta, ma non ebbe neanche il tempo di assaporare il piacere appena provato che lui la picchiò in volto con inaudita forza.
" Tu mi hai tradito, parla, chi ti ha insegnato a godere così, non eri mai stata così. Troia, lo so che in questi mesi sei stata con un altro, parla! "
E giù botte da orbi, senza darle neanche il tempo di spiegare che le cose non stavano come diceva lui, che non era facile spiegare, e senza neanche il tempo di inventarsi qualche cosa per discolparsi di quell’unica colpa che era stata l’aver provato per la prima volta piacere a subire il sesso violento e rude di suo marito.
Continuando a strattonarla la trascinò fino al divano e ce la buttò sopra
" Allora visto che ti piace te ne do’ ancora"
E riprese ad abusare del suo corpo, ancora con i pantaloni addosso abbassati fino al ginocchio, e strappandole la camicia per aprirla. Mentre spingeva forte con le reni, le strizzava i capezzoli ancora semicoperti dal reggiseno, glieli tirava, li mordeva, li bagnava di saliva.
Questa volta per lei il piacere non venne, ma ci fu solo l’umiliazione di essere sporcata con il suo seme dappertutto, appena lui ebbe finito, sul viso, sul seno mezzo nudo, sugli abiti strappati.
Finalmente soddisfatto Mario si alzò aggiustandosi i pantaloni e voltando le spalle alla moglie lì, ancora inerte sul divano, rannicchiata come una bambina indifesa in posizione fetale, andò dritto in cucina a mangiare le pietanze portate in dono dai vicini di casa e dalla premurosa madre. La bottiglia di vino rosso, immancabile accanto al bicchiere, si svuotava con una velocità da record, e Lucia, silenziosamente, andò a rinchiudersi in bagno per ripulirsi di quello schifo. Come aveva potuto provare piacere? Ancora si chiedeva come avesse fatto a far prevalere in lei l’istinto, quando la situazione era così tragica e senza umanità. Strofinando la pelle bianca con una spugna imbevuta di acqua appena tiepida, ripensava al suo Gianni, al suo modo di fare l’amore con lei, dolce, attento, forte ma gentile, pieno di coccole e di preliminari. I suoi orgasmi con Gianni erano un’oasi di pace costruita piano piano con la lingua di lui, con le dita sapienti a frugare gli angoli nascosti della sua femminilità, e spesso erano un concerto d’amore in cui si cantava insieme. Le notti trascorse abbracciati dopo avere raggiunto il piacere all’unisono erano il completamento di un’unione di sensi e di corpi, ma soprattutto, anche di anime. Adesso si sentiva sporca, si sentiva una traditrice, e non per aver subito il sesso violento di Mario, ma per aver provato un ruvido piacere ad essere presa con la forza, di sorpresa, alle spalle, senza neanche il tempo di capire come e perché, da quell’uomo che non era il suo uomo, pur essendo suo marito. Era questo che la faceva sentire sporca.

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